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Politica
Elezioni 2018, Emma Bonino fa secco Matteo Renzi e sceglie Gentiloni

Emma Bonino è una politica navigata che è stata due volte ministro in Italia, al Commercio Internazionale e agli Affari Esteri e Commissaria alle politiche europee e agli aiuti comunitari.

Rappresenta l’ala pragmatica dei radicali e cioè quelli che vogliono impegnarsi direttamente in politica e sporcarsi le mani con le istituzioni, magari governando, una linea questa non in sintonia con l’ortodossia di Marco Pannella.

Questo suo atteggiamento, naturalmente, ha anche alcuni inevitabili riflessi considerati negativi, come, ad esempio, il pragmatismo che si fa utilitarismo come il recente caso della unione della sua lista “più Europa” con “Centro Democratico” di Bruno Tabacci dimostra.

Ed è proprio a questa vicenda che bisogna rifarsi per capire il senso del calcio dell’asino, come si suol dire, sferrato dalla radicale nei confronti di Matteo Renzi, che pure guida la coalizione di cui fa parte.

Infatti, Emma ha seriamente rischiato di rimanere al palo in questa competizione elettorale. Dapprima il Pd, e cioè Renzi, l’aveva illusa e poi l’aveva lasciata a sé stessa nelle more di una raccolta firme che si prospettava quasi impossibile.

Mente la Bonino non si capacitava di tanta cattiveria di Renzi nei suoi confronti ecco che si materializzava San Tabacci, nelle vesti del Centro Democratico che le firme non doveva raccoglierle essendo già presente in Parlamento.

Detto fatto, i due si “sposavano” (politicamente) in una lista unica europeista in un tripudio cromatico con un piccolo cerchietto arancione a memoria del salvatore e della sua micro compagine politica.

Ma qui accadeva un fatto imprevisto.

La sua lista decollava inaspettatamente nei sondaggi lasciandosi alle spalle la “zona di sicurezza” per il Pd, e cioè la fascia tra l’1 e il 3% (non compreso) che evitava l’elezione di parlamentari alla radicale. Infatti, superando il 3%, (circa 1 milione di suffragi) il Pd perde i suoi voti con la conseguente elezione di circa 12 deputati e 6 senatori che non controlla più direttamente.

Forte di questa previsione la volitiva Emma si risollevava dunque dal fango in cui il giovin signore d’Arno l’aveva lanciata e come nei cartoni americani di avvicinava minacciosa e sferrava il gran calcione a Matteo affermando “meglio Gentiloni per un bis” aggiungendo sadicamente di "conoscerlo poco".

La vendetta era servita e Renzi si ritrova ora nella sgradita situazione di avere contro sia il fondatore dell’Ulivo, Romano Prodi che Emma Bonino, entrambi di un certo peso europeista.

Il rischio che corre concretamente o il segretario del Pd è che la sua creatura di supporto, il “golem” Gentiloni appunto, gli giochi un brutto scherzo e in caso di governo gli soffi l’ambito scranno di Palazzo Chigi.

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