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Politica
Governo, Conte a rapporto da Mattarella. Le quotazione della crisi in rialzo


Giornata fitta di incontri per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. In mattinata ha incontrato a Palazzo Chigi prima Matteo Salvini e poi Luigi Di Maio. E, dopo il faccia a faccia con i due vicepremier, nel primo pomeriggio è salito al Quirinale per un colloquio con il Capo dello Stato. Colloquio che era in programma dopo le elezioni europee ma che - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - il Colle ha chiesto di anticipare a seguito dei risultati elettorali e del dibattito acceso nel Movimento 5 Stelle.

Sergio Mattarella, alla luce della lettera dell'Unione europea sui conti pubblici e dell'andamento dello spread tra Btp e Bund, è "preoccupato" per la stabilità della maggioranza e ha chiesto rassicurazioni e chiarimenti al premier. Anche perché in estate occorrerà iniziare a scrivere la Legge di Bilancio, una manovra stretta tra le richieste di Salvini e il nodo del debito e del deficit. Con una nota diffusa intorno alle 16:30 Conte ha gettato acqua sul fuoco cercando di rilanciare l'azione di governo.

"Ho incontrato questa mattina, dapprima il Vicepresidente Salvini e successivamente, il Vicepresidente Di Maio. Con entrambi ho avuti lunghi colloqui, che hanno costituito l’occasione per scambiare alcune valutazioni sugli esiti dell’ultima consultazione elettorale, sulla nuova composizione del Parlamento europeo e sulle procedure di nomina nelle Istituzioni europee", ha affermato il premier. Che ha aggiunto: "Il confronto è stato serio e approfondito ed è servito a operare una ricognizione delle varie misure che tornano utili a rilanciare l’azione di governo. Ho raccolto le indicazioni dei Vicepresidenti sulle misure di governo che stanno a cuore alle rispettive forze politiche e, per parte mia, ho riassunto le varie iniziative e i vari provvedimenti che giudico assolutamente strategici per il bene del Paese. Il Governo del cambiamento deve ancora completare buona parte del suo programma. Ho elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura. Ho chiesto - ha concluso Conte - a entrambi i Vicepresidenti di accelerare i confronti e le valutazioni che sono in atto nell’ambito di ciascuna forza politica, in modo da poter ripartire già nei prossimi giorni con chiarezza di intenti e determinazione di risultati".

Al di là delle parole del presidente del Consiglio, che doverosamente cerca di riportare un po' di sereno nel governo, all'interno della Lega - che ha riunito i gruppi parlamentari alla presenza di Matteo Salvini e di Giancarlo Giorgetti - si dicono "assolutamente sereni". Il Carroccio, forte del 34,33% ottenuto domenica scorsa, da un lato afferma di non lavorare per la caduta dell'esecutivo e, anzi, di voler proseguire con il M5S per altri quattro anni. Però, legittimato dal voto popolare e anche per rispondere alla domanda uscita dalle urne (almeno così dicono i leghisti) preme sull'acceleratore di quei provvedimenti che sono in cima alla lista di Via Bellerio e che non sono particolarmente graditi ai 5 Stelle.

Prima di tutto lo choc fiscale con la flat tax per famiglie e imprese fino a 50mila euro, poi l'affondo contro l'Europa e le letterine di Bruxelles, senza dimenticare l'autonomia regionale (Luca Zaia con più del 50% ottenuto dal Carroccio in Veneto non può più attendere e lancia ultimatum quotidiani) e il Decreto Sicurezza bis da "approvare nel primo Consiglio dei ministri" (parole del titolare del Viminale). Una strategia astuta e pericolosa al tempo stesso quella di Salvini e Giorgetti. A parole non vogliono la crisi e negano di puntare al voto ma nei fatti premono su tutta una serie di provvedimenti che mettono in difficoltà il partner di governo.

Il ministro dell'Interno si guarda dall'attaccare direttamente Di Maio e, anzi, come ha scritto Affaritaliani.it, tenta di proteggerlo per evitare che abbiano la meglio i vari Fico e Di Battista. Ma con quest'azione dirompente la Lega mette i pentastellati spalle al muro. Fonti grillini spiegano infatti tutto l'imbarazzo del momento. Al di là delle voci ancora isolate contro Di Maio, che comunque ha incassato il sostegno non scontato di Beppe Grillo, i 5 Stelle sono di fronte a un bivio: se accettiamo la linea di Salvini certificano che è lui il capo del governo e ben presto se ne va l'anima movimentista del partito. Se tengono il punto loro i leghisti accusano i pentastellati di continuare con i no e il governo va a casa comunque. E infatti Salvini, nel corso della riunione con i suoi parlamentari, ha affermato in modo inequivocabile che "se dovesse prevalere nel M5S la linea di Di Battista sarebbero problemi seri".

Insomma, per i pentastellati il vicepremier e ministro dell'Interno sta facendo il furbo, giura di non volere la crisi ma fa di tutto per rompere. E se davvero il governo del Cambiamento dovesse avere i giorni contati? In ambienti politici, e certamente anche al Quirinale, si inizia a ragionare sul percorso verso le elezioni in caso di crisi. Il Capo dello Stato sa perfettamente che i tempi sono molto stretti e con la manovra da approvare entro Natale le elezioni anticipate, se ci saranno, dovranno tenersi al massimo in settembre con lo scioglimento delle Camere non oltre l'inizio di luglio.

Ecco perché il Colle ha accelerato i tempi del chiarimento con il presidente del Consiglio. Anche e soprattutto per capire se ci sono le condizioni per andare avanti con il governo del Cambiamento. L'ipotesi di un esecutivo di larghe intese viene categoricamente smentita tanto dalla Lega quanto dal M5S. Salvini ha detto chiaramente che se non c'è più questa maggioranza si torna dai cittadini e i grillini assicurano di non voler avallare altri governi tecnici alla Monti.

Insomma, il borsino della politica romana, malgrado le rassicurazioni di Conte dopo gli incontri con i due vicepremier, vede le quotazioni della crisi e del voto anticipato dopo l'estate in rialzo proprio a causa del pressing della Lega che rischia seriamente di far esplodere le contraddizioni nel M5S ferito dopo la batosta elettorale.
 

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