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Politica
Governo, Lega-M5S insieme. Salvini-Di Maio sugli “altari”. Berlusconi ko

La sentenza-bomba di Palermo del processo Stato-mafia scuote il palazzo e cambia i giochi della politica. Addio Berlusconi! Addio centrodestra! La coalizione uscita in testa dalle urne del 4 marzo va in frantumi, fuori dai giochi per la formazione del nuovo governo. Giustizia e politica tornano a intrecciarsi, fra roventi polemiche e inquietanti interrogativi, con ripercussioni immediate e future nei partiti e nelle istituzioni. C’è già chi grida al nuovo patto giudici-M5S per il de profundis politico di Berlusconi e far saltare il “suo” centrodestra. Chi comanda davvero in Italia? Cosa contano gli elettori? Qual è il livello di autonomia fra i poteri dello Stato? Domande che da sempre attendono risposte. Le sentenze, si sa, non si giudicano, si rispettano. Inizia una nuova partita, forse di più. L’ex Cav è politicamente sepolto dalla sentenza della Corte d’assise di Palermo sul processo Stato-mafia che condanna, oltre agli ex vertici del Ros, il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri a 12 anni di carcere. Il rais di Arcore si difende: “Ridicolo accostare il mio nome alla trattativa tra Stato e mafia”. Ma la condanna penale ha risvolti politici con il Pm Di Matteo implacabile su una sentenza che addossa al politico Berlusconi responsabilità di connivenza con Cosa nostra. L’ex premier precipita nel baratro trascinando con sé il centrodestra. Altro che gli insulti del capo di FI ai dirigenti del M5S: “A Mediaset costoro pulirebbero i cessi!”.

L’infelice uscita è poco più di una gag da bettola rispetto alla bomba H della sentenza di Palermo. Stavolta non ci mette una pezza. Nel test al voto di domenica in Molise ci sarà il segnale del ko elettorale e politico di questo centrodestra a trazione berlusconiana. E il primo a saperlo è Matteo Salvini, da settimane insofferente per le sortite del Cav cui vanno stretti i panni del “gregario”. Il leader della Lega, abile a fiutare l’aria che tira e a evitare le trappole disseminate nel labirinto berlusconiano, ha colto la palla al balzo dell’insistente apertura dell’ex premier al Pd, prendendo subito le distanze dal Cav, dare il benservito al centrodestra, tracciare il quadro di una inedita alleanza per un governo con il M5S. Mattarella, dall’alto del Colle, deciderà per il bene dell’Italia. Intanto, sul terreno, oltre a Berlusconi c’è anche Matteo Renzi rimasto “nudo e crudo”, con il Cav out, senza più alcuna possibilità di prendere l’ultimo treno e tornare in auge con un governo basato sul Patto del Nazareno. Non serve, adesso, una sentenza per decretare la rottura ufficiale fra la Lega e Forza Italia mettendo il timbro sulla fine di questo centrodestra. Lo scaltro (e fortunato) Matteo Salvini gode, senza più l’ingombrante socio e senza più FI ridotta a zavorra e a moccolo di candela, filando dritto verso un governo con Di Maio. Restano gli irriducibili dei veti incrociati (“mai con quelli!”) e resta soprattutto il nodo, non secondario, del presidente del Consiglio: fra Di Maio e Salvini può spuntarla Giorgetti, con il sì del Colle. Si vedrà. La base della trattativa politica fra i due leader è chiara: no a un governo istituzionale e no ad accordi con il Partito democratico, (forse) sì a Fratelli d’Italia. Si lavora, oltre che sui nomi, sul programma. Vale sempre l’antico adagio: “non dire gatto finche non è nel sacco”. La meta, però, adesso è più vicina. Salvini e Di Maio sugli altari, o lì vicino. Silvio nella polvere. E Matteo con le “pive nel sacco”.

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