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Politica
Governo Lega-M5S, Pd e sinistra ridono per non piangere

Nel Pd e zone limitrofe ridono per non piangere: fuori gioco, sparano a salve su Salvini e Di Maio aggrappati alla inconfessata speranza che il governo M5S-Lega si faccia così da evitare il colpo di grazia del voto anticipatissimo, salvaguardando le cadreghe nel Palazzo, tornando a dilaniarsi l’un l’altro. La matassa fra M5S e Lega non è ancora tutta sbrogliata (c’è, oltre alla bega del Premier, anche la “spina” Berlusconi e ci sono i vincoli del “contratto” di governo imposti da Mattarella su politica estera ecc.) ma alla fine, forse entro il 20 maggio, l’inedito esecutivo si farà.

Mai la sinistra è stata così ininfluente nel gioco politico del Palazzo e mai così lontana e assente nel Paese. Il tempo di riverniciare le insegne arrugginite delle vecchie botteghe con dentro i rimasugli delle mercanzie scadute, è finito. L’iniziale amalgama mal riuscita del Pd, sintesi rabberciata della sinistra post Pci e post cristiano-democratica, sì è totalmente e definitivamente scollata. Arroccato su se stesso, ridotto a strumento di potere e a baluardo dell’establishment, incapace di analizzare la propriadebacle elettorale e di tracciare una via d’uscita dal tunnel, il Partito democratico dimostra il proprio vuoto politico e la propria inutilità politica decretando il fallimento di un progetto ambizioso quanto velleitario. A Renzi va il merito di aver capito l’antifona e di aver provato a sterzare ma gli va addebitata la colpa di essere rimasto in mezzo al guado, arrogante logorroico monocrate: un potere personale e di clan incentrato su primarie-carnevale e su rottamazioni-burla, personaggio di scarsa caratura politica e di governo, con leadership e carisma inadeguate alla sfida.

Agli anti renziani di sinistra non va dato nessun merito se non quello di aver collezionato altri fallimenti chiudendo (malamente) un’epoca in un Paese dove oggi la destra multicolore senza identità ma pragmatica e furba gode complessivamente il favore della maggioranza dell’elettorato. Come la sinistra post Pci della “gioiosa macchina da guerra” occhettiana sbeffeggiò Berlusconi e ironizzò sull’anomalia del berlusconismo puntando sulla mano pesante delle procure, finendone poi travolta, oggi Pd e sinistra si ripetono in un negazionismo da popcorn di fronte all’evidenza politica del nuovo corso sancito dal voto del 4 marzo scorso conLega-centrodestra e M5S in testa e con Salvini e Di Maio sul podio, a dettare la nuova musica. Di fronte al probabile nuovo governo M5S-Lega l’atteggiamento del Partito democratico varia oggi fra lacrime di lutto per l’addio al governo, lacrime da coccodrillo per chi resta in Parlamento e pop corn per chi gufa e attende lungo il fiume il cadavere del nemico. Manca la rotta, manca il timoniere. C’è bonaccia e dalle falle entra acqua ovunque. Mentre Di Maio, Salvini&C, pur fidandosi poco l’uno dell’altro, colgono il vento in poppa pronti a salpare con il “loro” nuovo governo. Pd e sinistra possono continuare nel solito refrain: a gridare “al lupo al lupo!”, a irridere il governo “sovranista”, a gufare. Così consumeranno l’ultimo moncone di candela rimasta, infilandosi diritti nel cappio. Quindi? Peppino Caldarola, ex Pci guru e anima critica della sinistra, ammonisce che l’unica via da tenere verso il nuovo governo è “prenderlo sul serio”, che l’unico antidoto “è la politica”. Già. Ma chi, nel Pd senza più capo né coda e nella sinistra sfarinata è “serio” e dov’è la politica?

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