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Politica
Governo Lega, Salvini "irritato" con il M5S ma non torna da Berlusconi. Inside
Foto: LaPresse

Matteo Salvini ha smentito (a dire il vero senza troppa convinzione) quel 'Comando io' che tanto ha fatto arrabbiare Luigi Di Maio. Il leader della Lega ha risposto con il solito refrain: "Io sono impegnato a governare con il M5S. Il resto sono invenzioni". Ma è vero che il weekend del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona ha lasciato il segno nella maggioranza. Il ministro dell'Interno aveva promesso agli organizzatori di esserci e ha voluto mantenere la promessa, pur sapendo che si sarebbero scatenate molte polemiche.

Ma a Salvini non sono piaciute alcune posizioni espresse a Verona giudicate troppo estremiste, come ad esempio l'attacco alla legge 194 e il parallelismo tra aborto e omicidio. E infatti il numero uno del Carroccio - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - ha bloccato l'uscita in televisione in questi giorni del ministro ultra-cattolico Lorenzo Fontana, mandando in tv a rappresentare la Lega esponenti considerati più laici e meno integralisti, proprio per segnare una parziale presa di distanza da alcune posizioni che si sono levate nella città scaligera. Il vicepremier e ministro dell'Interno, però, giudica altrettanto "estremisti" gli attacchi arrivati non dal Pd o da Liberi e Uguali, ma proprio dai suoi alleati di governo.

Quel "fanatico" rivolto da Di Maio a chi ha partecipato al Congresso di Verona proprio non è piaciuto al Carroccio e ha creato molta irritazione. "Prima hanno lasciato che Di Battista ci attaccasse ogni giorno, e gli è andata male con il flop alle Regionali. Ora hanno ricominciato a polemizzare alzando i toni con parole pesanti", commenta un big leghista. "Evidentemente - continua la fonte del Carroccio - sono molto nervosi per i sondaggi che li danno sotto il 20% e molto lontani da noi e reagiscono in questo modo". La Lega - su questo non ci sono dubbi e Salvini e Giorgetti lo hanno ripetuto anche nel weekend nelle loro consuete telefonate con i colonelli leghisti - non staccherà la spina all'esecutivo e non aprirà la crisi.

Nemmeno dopo le elezioni europee. Certo, l'atteggiamento del M5S sulla famiglia e sui temi etici non è stato né capito né gradito, per niente, ma l'ordine di servizio è chiaro: barra dritta e nervi saldi. "Anche le parole di Spadafora sul ddl Pillon ('archiviato, non arriverà mai in Aula') sono il segno di una palese difficoltà. Polemizzano su un tema non centrale e sul quale si sapeva che non eravamo d'accordo. L'impressione è che cerchino la polemica a tutti i costi", spiegano sempre dal Carroccio. Dal M5S - fonti parlamentari - rispondono risoluti: "Sono loro che provocano. Salvini poteva benissimo non andare a Verona e lasciare che ci fosse solo Fontana. Ha voluto esserci, colpa sua". Parole chiare che rendono bene l'idea del livello di tensione. C'è poi il rapporto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Il faccia a faccia di ieri nelle campagne fiorentine, con tanto di foto sorridenti postate sui social dal numero uno della Lega, non ha sciolto i nodi. Un altro big del Carroccio, anche lui in costante e quotidiano contatto con Salvini e Giorgetti, spiega a microfono spento che "Conte è l'uomo della mediazione tra noi e loro. Ma se si mette a fare l'uomo del M5S, come in parte sta facendo dal caso Tav in poi, si esclude da solo e le tensioni non possono che aumentare". Resta il fatto che la Lega non può e non vuole tornare nel vecchio Centrodestra di Silvio Berlusconi (esperienza considerata "chiusa") e quindi non può far altro che restare ferma, rispondere colpo su colpo ma senza evocare la crisi (anche perché le elezioni regionali e i sondaggi per ora sorridono alla Lega).

Infatti nel pomeriggio è lo stesso Salvini che rispondendo, nuovamente, ad una domanda sulle liti nel governo afferma: "Io non mollo, si va avanti". E' vero anche che le elezioni del 26 maggio saranno un importante spartiacque. "Se noi prendiamo il 32 o addirittura il 35% e loro finiscono sotto il 20 il timore che è saltino per aria, che non tengano più i gruppi parlamentari e che si vada tutti a casa", si lascia scappare un deputato leghista di prima nomina più vicino a Giorgetti che a Salvini. Ed è ovvio - spiegano tanto dal fronte Lega che da quello M5S - che la precaria situazione economica (è di oggi l'allarme dell'Ocse) certo non aiuta a far tornare il sereno nella maggioranza. 

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