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Politica
La marcia dei seimila fascisti: CasaPound commemora Acca Larentia

Il 7 gennaio 1978, un commando terrorista rimasto impunito colpiva a tradimento, nella sede storica romana di Acca Larentia, i giovanissimi Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, militanti di estrema destra, trucidandoli senza pietà. Due vittime seguite la stessa sera dal loro altrettanto giovane camerata Stefano Recchioni, ucciso sempre ad Acca Larentia dal proiettile sparato da un carabiniere durante i tafferugli scoppiati a seguito dell'iniquo assassinio dei due ragazzi. Tre vite stroncate "dall'odio antifascista", come sogliono dire negli ambienti della Destra, tre vite stroncate che rappresentarono una sorta di spartiacque storico per le lotte politiche degli anni Settanta

La piazzetta di Acca Larentia nel quartiere Tuscolano, con la sua gigantesca croce celtica e le scalette su cui fu ritrovato il corpo martoriato di Francesco Ciavatta, è un luogo sacro per la Destra romana, un autentico santuario. Nelle vicinanze, a Via Evandro, CasaPound ha aperto qualche mese fa la sua 104ma sede. E il 7 gennaio 2018, quarant'anni dopo il fatto di sangue, la Tartaruga Frecciata ha organizzato una commemorazione senza bandiere né simboli. Un corteo partito nel primo pomeriggio dalla sede di CasaPound a Via Napoleone III per terminare sul luogo della strage. Un silenzioso fiume di persone, seimila secondo alcune stime, molte di più secondo altre, addirittura ottomila, governato dai ragazzi di CasaPound muniti di pettorina che hanno saputo guidare una folla immensa nell'ordine più marziale. Neanche la minima scalfittura ha intaccato la "testuggine" di simpatizzanti e militanti che ha sfilato per le vie del quartiere Tuscolano confluendo nella piazzetta di Acca Larentia... un  autentico miracolo organizzativo da parte della Tartaruga Frecciata. Fra i ragazzi del servizio d'ordine, si riconosceva Andrea Bonazza, consigliere comunale di CasaPound a Bolzano, mentre nel corteo - mischiato ai simpatizzanti - camminava Sandro Trigolo, anch'egli consigliere comunale di CPI a Bolzano. In testa al corteo spiccavano ovviamente Simone Di Stefano - segretario nazionale di CasaPound e candidato premier, e in coda Mauro Antonini, responsabile CasaPound e candidato presidente della Regione Lazio. Nella folla di persone si intravede anche il viso di Franco Nerozzi, giornalista veronese fondatore di Popoli Onlus, organizzazione umanitaria vicina a CasaPound che si occupa di aiutare la minoranza dei Karen, minacciata dal governo birmano.

Gianluca Iannone, fondatore di CPI, il vicepresidente Andrea Antonini, Davide Di Stefano, responsabile CPI Roma, e il coordinatore Marco Casasanta vigilavano invece sull'impeccabile contenimento delle migliaia di persone nella stradina di Via Evandro e nell'ancor più piccola piazzetta. Un trionfo logistico, culminato nel coreografico "Presente", ovvero il saluto romano ai tre giovani martiri, saluto romano che CasaPound riserva esclusivamente alla commemorazione dei caduti. Seimila e più braccia alzate all'unisono è una visione che in Italia è ormai relegata ai documentari dell'Istituto Luce, e tale visione calata nella realtà di un quartiere romano nel Ventunesimo Secolo è sicuramente suggestiva, o inquietante a seconda di come la si pensi sul Fascismo.

Quanto all'impatto di un evento di tale successo sull'esito delle prossime elezioni, prima, durante e dopo il corteo non si è parlato di campagna elettorale. Simone Di Stefano e Mauro Antonini, i candidati di punta al Parlamento e alla Regione Lazio, erano chiusi in un silenzio sacrale, così come la maggioranza dei seimila accorsi da tutta Italia. Dalle finestre non si è levato un solo grido di protesta contro il corteo fascista, e il quartiere Tuscolano era avvolto in un'atmosfera quasi surreale di sospensione del tempo. Abituati a schiamazzi, urla, bandiere sventolanti di propaganda politica, l'evento silenzioso impeccabilmente organizzato da CasaPound domenica 7 gennaio 2018 è stato invece un esempio di rigore, rispetto e disciplina tutta fascista. Il miglior omaggio per Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni e il loro vile e ripugnante assassinio ancora impunito dopo quarant'anni. 

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