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Politica
Matteo Salvini: dove va la Lega dopo Roma?

Con la narrazione di ieri a Piazza del Popolo a Roma, la Lega ha mostrato grande abilità nel costruire un mosaico che si sta incastrando intelligentemente da tempo e precisamente da quel 28 febbraio 2015, stesso posto, in cui Salvini tenne la prima manifestazione romana a cui, all’epoca, partecipò anche CasaPound.

Quasi quattro anni sono un’era geologica per la politica e a maggior ragione per i ritmi forsennati che ha questo nostro tempo e ieri abbiamo assistito da un evento determinante per le dinamiche leghiste, ma anche italiane e sovranazionali.

Il progetto del 2014, che a tale tempo data l’intuizione per certi versi geniale di Salvini, prevedeva una Lega Nazionale e si trattava di una scommessa difficile per non dire impossibile. Anni di contrapposizione netta del Nord contro il resto dell’Italia non sembravano un buon viatico unitario, ma Salvini è riuscito a vedere lontano sostituendo “Roma ladrona” con “Bruxelles ladrona”. Una intuizione di non poco conto perché ora la Lega, che aumenta esponenzialmente nei sondaggi, si propone di costituirsi come elemento fondante dell’intero centro-destra. Forza Italia ormai è marginale e in futuro, risolta l’alleanza tattica con i Cinque Stelle, Fratelli d’Italia potrebbero essere un alleato anche a livello nazionale e non solo locale, come è già adesso.

Certamente il partito di Giorgia Meloni può apportare considerevoli stimoli positivi a Matteo Salvini, sia dal punto di vista programmatico che di radicamento nel territorio, soprattutto a Roma che resta comunque nevralgica nella mappa del potere nazionale, se non altro a livello simbolico.

E qui la partita si intreccia con quella di Virginia Raggi essendo Fratelli d’Italia e la Lega all’opposizione capitolina.

Parimenti, il leader leghista si sta muovendo, e non è cosa da trascurare, a livello internazionale e lo sta facendo in maniera molto mirata. Non cede a frange estremistiche e nostalgiche, ma mostra apprezzamento per gli Usa di Donald Trump e la Federazione Russia dello zar Vladimir Putin. Ma nel contempo, uno degli ingranaggi principali del motore leghista, è un moderato e cioè il prudente Giancarlo Giorgetti, reale tessitore dei contatti internazionali e soprattutto europei.

Insomma un meccanismo composito, in cui ognuno ha il suo compito, istituzionale e comunicativo, con l’apporto rilevante di un'altra scoperta di Salvini e cioè il responsabile della comunicazione Luca Morisi, “amplificatore” geniale delle intuizioni del leader a livello social.

L’obiettivo, anche se per il momento in Lega non se ne vuole parlare molto all’esterno, è quello delle prossime elezioni europee del maggio 2019.

Se Salvini facesse il pieno di voti, come sembra, si metterebbe automaticamente a capo del movimento sovranista europeo, che più che un movimento sarebbe una federazione e qui gli incontri con lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump, Steve Bannon non sono affatto casuali.

 

 

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