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Politica
Matteo Salvini e la "marcia su Roma".

Sabato 8 dicembre, festa dell’Immacolata e Salvini si prepara alla “marcia su Roma”.

Detta così sembrerebbe una rievocazione nostalgica di qualcosa avvenuto tanti anni fa nella stessa città Capitale d’Italia, per la precisione il 28 ottobre 1922, ed i tempi sono cambiati ma non la forza fondamentale che muove la politica e cioè la passione e la voglia di cambiamento.

Salvini e la Lega e i loro alleati sono stabilmente inseriti nel gioco democratico, ma qualcosa è cambiato da quel 4 marzo 2018 in cui gli italiani mandarono a casa Matteo Renzi e il Pd per far nascere una “cosa” giallo - verde, un’alleanza inedita e irripetibile fatta di contrapposizioni programmatiche amalgamate però dalla voglia di reagire a decenni di deriva. Deriva internazionale per l’Italia considerata da Bruxelles, “Paese periferico”, una lontana provincia del Sacro Romano Impero basato sull’asse Parigi - Berlino. Deriva interna in economia, con mercanti saprofiti che hanno succhiato impunemente le risorse dello Stato arricchendosi ai danni dei cittadini. Deriva interna nell’ordine pubblico, con incredibili guarentigie e tolleranze che hanno alla fine esasperato anche i più inclini alla mitezza. Deriva interna in una pubblica amministrazione allo sfascio.

Certo molto c’è ancora da fare, soprattutto a livello locale, ma il percorso è finalmente iniziato.

È passato molto tempo dall’adunata voluta dalla Lega sempre con Matteo Salvini il 28 febbraio 2015 e sempre a Piazza del Popolo. Era ancora una Lega del Nord che cercava di trasformarsi in una Lega Nazionale e che nel centro - sud godeva di inossidabile perplessità per i noti trascorsi. Ma l’intuizione di Salvini era giusta. Prese un partito in liquidazione al 3% e lo ha portato, secondo i sondaggi, a superare il 30%. Non un miracolo, ma la capacità ingegneristica di sintonizzarsi sulla frequenza giusta, che prima era minoranza nel Paese.

E in una Europa che vede Macron e la Francia traballare sotto i colpi dei nuovi rivoluzionari francesi dei gilet gialli, l’occasione per Salvini è irripetibile. Vincendo le Europee si accrediterebbe come leader sovranista dell’intero continente in un mondo che va in quella direzione, basta guardare Trump negli Usa e Putin in Russia.

Nel frattempo le anime belle, come Matteo Renzi ,si chiedono il perché di tutto questo pur sapendo che la risposta la devono cercare in loro stessi e nei loro predecessori, di chi ha voluto rendere l’Italia una schiava dell’Europa, di chi ha abdicato alla magia politica per il materialismo dell’economia o peggio ancora della finanza. Lì la risposta di quello che succede oggi, con Roma e Parigi invase di cittadini con una differenza: nella Capitale d’Italia per festeggiare, nella Capitale francese per abbattere un falso mito, quello del giovinetto Macron, in realtà uno scaltro uomo d’affari che si era nascosto dentro la pelle di un agnello democratico e liberista.

E se Parigi piange Berlino non ride. Angela Merkel ha finalmente perso il controllo del suo partito, la Cdu e questo significa che un altro impero sta per cadere, questione solo di finire il mandato per una donna che ha perseguito in 15 anni di potere solo la grandezza e l’arricchimento della Germania a scapito di tutti gli altri Paesi europei.

La crisi di Parigi e Berlino rilancia finalmente, dopo decenni di sudditanza, Roma e questo sarà il leitmotiv della manifestazione di oggi.

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