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Palazzi & potere
Governo, Anzaldi (Pd): "Numeri e Grillo dicono che alleanza M5S-Pd non va"

Sul risultato delle elezioni tutti si sono trovati d’accordo: hanno vinto M5S e Lega, ha perso il Pd, che è uscito molto ridimenzionato. Già nelle ore successive al voto, però, tra le opinioni dei cittadini e quelli dei media, c’è stata una divaricazione. Accanto al coro unanime degli elettori (“Il Pd ora deve andare all’opposizione”) si è levato il coro, opposto, di tg e giornali: “La formazione del governo dipende unicamente dal sì del Pd a un’alleanza con i 5 Stelle”. In pochi giorni, questa tesi ha preso piede nelle redazioni ed è stata ripetuta un numero infinito di volte, con tanto di sondaggi per “certificare” l’entusiasmo degli elettori democratici davanti alla prospettiva di un governo M5S-Pd. Uno scenario, almeno per vari motivi, discutibile.

Sui social e fuori dalle redazioni, l’ipotesi di un’alleanza con Di Maio ha suscitato un’avversione totale, con accenti da rivolta. Moltissimi hanno deciso anche di bussare alle porte (in molti casi, per effetto dell’abolizione del finanziamento pubblico, chiuse) delle sezioni del Partito democratico per chiedere di tesserarsi. A Roma, per esempio, l’ondata di richieste è stata tale che il segretario cittadino è stato costretto a riaprire il tesseramento. E tra i nuovi iscritti, ce ne sono due particolarmente importanti: uno dei ministri più competenti del governo uscente, Carlo Calenda, e Oliviero Toscani, artista celebre per le taglienti campagne dal forte impegno sociale. A favore delle posizione degli elettori Pd, non c’è solo la logica (se Lega e M5S sono i vincitori perché mai la responsabilità del governo ricade sul Pd?). Bensì l’argomento più forte di tutti gli altri. Quello dei numeri. Vediamoli. La coalizione di centro-destra è prima, con 267 seggi alla Camera e 136 al Senato, ma non ha abbastanza seggi per un governo (almeno 316 alla Camera e 161 al Senato). Se, invece, consideriamo solo i partiti, M5S ha 222 seggi alla Camera e 112 al Senato. La Lega 127 alla Camera, 58 al Senato. Il Pd tra 112 e 114 alla Camera e 55 al Senato. Forza Italia 104 alla Camera e 56 al Senato. Dati questi numeri, che senso ha affrettarsi a considerare un’alleanza che coinvolga il perdente Pd, quando quella tra i partiti vincitori, M5S e Lega, potrebbe contare su una comoda maggioranza (349 seggi contro 336 alla Camera e 170 contro 167 al Senato)?

A confermare questa tesi, in fondo, è stato lo stesso Grillo nel video registrato ieri in spiaggia. Con le percentuali dei partiti scritte sulla sabbia di Ventimiglia, anche se nel suo solito modo tra il surreale e il provocatorio ma il comico ha fatto notare che l'alleanza tra M5S e Pd è quella più debole. E questo senza contare che una soluzione del genere avrebbe due enormi vantaggi: rispettare l’indicazione degli italiani e di permettere la formazione di un governo tra forze politiche molto meno distanti tra loro (vedi l’immigrazione o il rapporto con l’Ue) rispetto a M5S e Pd. Dire che un governo M5S-Pd è la migliore delle soluzioni possibili, corrisponde, insomma, a una fake news. E anche l’annuncio fatto oggi da Di Maio sul Def è una fake news. Come può promettere che ci inserirà le proposte economiche grilline quando il compito di redigere il documento spetterà non a lui ma a Padoan? La situazione di Di Maio è chiara. Il suo programma elettorale era una colossale fake news contabile, lui sa bene che non potrà tradurla in realtà e quindi continua a rifugiarsi nelle fake news. Ma si sbaglia. Parafrasando Zola: la realtà è in cammino. E nessuno la può fermare.

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michele anzaldipd





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