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Palazzi & potere
Pd: ecco perchè non può permettersi di fare dello squadrismo nel Parlamento

L'Italia è sempre difficile da comprendere da parte degli stranieri. E questo non facilita certo la percezione esatta dei nostri problemi e delle nostre possibilità. Prendiamo, ad esempio, la votazione che ha approvato, alla Camera dei deputati, la Manovra economica dell'anno prossimo. Questo importante documento, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, è stato approvato con 313 voti favorevoli e soltanto 70 contrari. Letto a Washington o a Pechino, questo risultato non può che essere capito come se in Italia la maggioranza lega-pentastellata abbia in parlamento una straripante maggioranza che la mette al sicuro di ogni crisi. Da dove salta fuori questo sovrabbondante risultato di 313 sì contro solo 70 no? Salta fuori dal fatto che Pd e Leu hanno deciso di non partecipare alla votazione.

Il motivo addotto dai Pd è che la maggioranza governativa non gli aveva offerto il tempo necessario per poter analizzare il contenuto della Manovra per poi poter riuscire, su di essa, ad esprimere un voto consapevole e motivato. Il problema denunciato da Pd e Leu, intendiamoci bene, esiste ed è grosso come una casa. Non aver concesso ai deputati la possibilità di analizzare la Manovra è un vero e proprio manrovescio assestato all'autorità del Parlamento che, lo dice la parola stessa, è il luogo dove si «parla». Ovviamente, in Parlamento, si parla delle cose che si conoscono e non di provvedimenti fantasma.

Ma se il parlamento è il posto dove gli eletti discutono, la minoranza lesa nei suoi diritti di discussione non può darsi alla fuga, rinunciando così non solo al diritto del voto ma anche al dovere di spiegare all'opinione pubblica perché essa dissente. E tanto più pesante è il vulnus che la maggioranza ha inflitto ai diritti della minoranza e tanto più è necessario, per la minoranza, stare nell'emiciclo per esporre fino all'ultimo istante (compreso il momento del voto liberamente espresso) i motivi del proprio dissenso.

Il Pd invece, che dimostra sempre più di essere un partito appannato, incapace di orientarsi in un panorama politico oggettivamente difficile, non solo non ha votato ma ha anche deciso, il Pd che poteva e doveva opporre uno stile diverso allo strapotere della maggioranza, di comportarsi in modo regressivo e squadristico, aggredendo fisicamente gli avversari e tentando di malmenare addirittura il presidente della Camera, la terza carica della Repubblica, nella figura del pentastellato Roberto Fico.

In particolare, in questa occasione, ho notato, con grande sorpresa e disappunto, che a capo della masnada degli squadristi piddini scatenata alla camera dei deputati c'era un deputato da sempre vicino agli ideali della Resistenza e della democrazia ma che, in questa occasione, si comportava come un ultras qualunque, con l'aggravante che la sua violenza era ingigantita dal suoi quasi due metri di altezza e dall'intimorente fisico da rugbista, oltre che dalle urla da assatanato che non gli conoscevo.

Dal Pd (e in subordine da un Leu a bagnomaria, dato che è in attesa di ridiventare Pd) l'elettore moderato, lontano dagli estremismi da centri sociali, si attende un comportamento istituzionalmente corretto che sia un esempio per coloro contro i quali il Pd si batte, o che dice di battersi. Gli squadristi infatti sono coloro che si esprimono con la forza delle mani e non con quella delle idee. Usano la sopraffazione al posto del convincimento. Con la violenza infatti sovvertono le regole democratiche.

Non solo. Il Pd ha risposto con la violenza e l'aggressione fisica a forze che non erano ricorse né all'una né all'altra. Una forza politica democratica e osservante della legge, come da tempo il Pd si connota o almeno si descrive, non dovrebbe rispondere con la violenza nemmeno alla violenza degli avversari. Ci sono infatti, nel parlamento (oltre che nella società), delle forze che sono istituzionalmente incaricate prima di sedare e poi di proporre per le inevitabili sanzioni coloro che minacciano altri con la violenza.

Ma in caso di emergenza, l'uso della violenza da parte dei facinorosi del Pd sarebbe inevitabile solo in termini di legittima difesa, connotandosi solo come l'ultima ed estrema ratio che, in circostanze eccezionali, e solo in queste, è sempre invocabile. Intollerabile invece è l'aggressione unilaterale di persone (in questo caso addirittura parlamentari) che non hanno usato le loro mani contro nessuno. Un pagina indegna per un partito politico che crede nella democrazia e nelle norme che la rendono possibile.

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