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Palazzi & potere
Politica, Fact Checking by Palazzi&Potere: chi ha torto e chi ragione

A novembre il mondo politico si è confrontato con una grande varietà di argomenti, in questa sorta di lungo prequel alla campagna elettorale: il lavoro e l’immigrazione, però, continuano a essere ai primi posti tra i temi più toccati dai politici. E quindi anche dalle nostre verifiche.

Chi ha torto

1. Renzi da Floris

Il segretario del Pd Matteo Renzi, ospite di Floris su La7 il 7 novembre scorso, ha rilasciato diverse affermazioni imprecise o errate.

In primo luogo ha sostenuto che rispetto a tre anni fa, “ci sono 986 mila posti di lavoro in più in Italia, di questi il 61% è a tempo indeterminato”. Per quanto riguarda la tipologia di contratto, si tratta di un’affermazione inesatta. Non solo la percentuale che risulta dal calcolo sugli occupati è inferiore, ma il calcolo stesso non tiene conto di alcune dinamiche importanti (ad esempio quanti non sono stati nuovi assunti, ma hanno visto trasformato il loro contratto da determinato a indeterminato).

Renzi è stato scorretto quando ha parlato dei fondi “triplicati” alla cooperazione internazionale. Come abbiamo verificato, Renzi ha accresciuto le risorse in questo ambito al massimo del 50%. E questo includendo anche i soldi dedicati alla gestione dell’emergenza migranti in Italia, che difficilmente possono essere considerati, in senso proprio, “cooperazione internazionale”.

Infine, il segretario Pd ha anche sminuito i risultati del M5S in Sicilia alle ultime elezioni regionali, ma con un calcolo discutibile: ha detto che “il M5S è passato dal 33% delle politiche al 26% di queste elezioni”. È vero che la lista del M5S ha ottenuto un risultato più basso, confrontando regionali 2017 e politiche 2013: ma si tratta di elezioni diverse. Inoltre, all’ultima tornata elettorale regionale il suo candidato Cancelleri ha raggiunto una percentuale di voti simile alle politiche (34,65%), e rispetto alle regionali del 2012 ha quasi raddoppiato le preferenze (allora furono il 18,18%).

2. Di Maio e il carbone

Il “candidato” del M5S alle prossime elezioni, Luigi Di Maio, ospite di Fabio Fazio lo scorso 12 novembre ha accusato: “Abbiamo un governo […] che investe ancora nelle centrali a carbone”.

Di Maio sbaglia, e di parecchio. Come abbiamo verificato, il governo ha annunciato investimenti per 4 miliardi di euro circa nei prossimi otto anni per chiudere tutte le otto centrali a carbone che ancora operano in Italia e rendere così il Paese indipendente dall’utilizzo del combustibile fossile per la produzione di energia elettrica. Il contrario di quello che ha detto Di Maio.

3. Il M5S Europa e la riforma del regolamento di Dublino

l 16 novembre il Parlamento europeo ha approvato il mandato negoziale al Consiglio sulla riforma del sistema d’asilo dell’UE, il cosiddetto “Regolamento di Dublino”. Gli eurodeputati del M5S hanno votato contro, perché – come spiegato da Laura Ferrara sul blog del Movimento – “obbliga tutti i migranti economici a restare in Italia. Dunque l'Italia si ritroverà da sola a gestire tutti i migranti economici senza l'aiuto e la solidarietà di tutti gli altri Paesi dell'Unione europea”.

Come abbiamo dimostrato, non è vero. Molti “migranti economici” verrebbero individuati solo al termine della procedura di esame della domanda di asilo, non potendo sapere prima dell’esame della domanda quale sarà il suo esito (salvo casi dall’esito negativo scontato, che restano a carico del Paese di primo approdo).

Gli oneri relativi ai migranti economici individuati al termine della procedura di esame (espulsione etc.) spetterebbero poi allo Stato che ha esaminato la domanda.

4. Fratoianni e gli studenti universitari

Il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha dichiarato lo scorso 21 novembre che bisogna “restituire all’università 65 mila ragazzi di questo Paese che negli ultimi 10 anni hanno smesso di iscriversi perché non se lo possono più permettere”.

Come abbiamo verificato, il numero è scorretto perché si riferisce a un intervallo temporale diverso dall’ultimo decennio. Fratoianni cita infatti il dato (vecchio) riferito al 2004/05-2014/15, mentre se guardiamo davvero all’ultimo decennio la diminuzione è di “solo” 15.917 matricole.

Chi ha ragione

Anche le affermazioni corrette hanno riguardato una molteplicità di temi, dalla politica in Europa all’andamento degli sbarchi, passando anche per gli ascolti Rai.

1. Maggioni e gli ascolti Rai

Lo scorso 18 ottobre, nel corso di un’audizione parlamentare, il presidente Rai Monica Maggioni ha smentito il crollo – paventato da alcuni giornali – degli ascolti Rai e ha dichiarato: “La Rai, in generale, sulle 24 ore sta realizzando mediamente il 35,2 per cento. Guadagna, rispetto allo scorso anno, lo 0,4% in più, mentre Mediaset è al 32,5% e perde lo 0,8%. La distanza tra i due gruppi si allarga, ed è di oltre 4 punti”.

Abbiamo controllato e, salvo un’imprecisione sui “4 punti” che non andavano riferiti alle 24 ore ma al prime time, i dati risultano corretti. Rettificando l’imprecisione, possiamo comunque dire che anche sulle 24 ore la Rai guadagna rispetto a Mediaset per un totale di 2,65 punti di share.

2. Minniti e gli sbarchi

In un’intervista con Il Messaggero del 5 novembre, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha detto che gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono calati di un terzo rispetto al 2016. Ha aggiunto anche diverse altre cifre, ricostruendo l’andamento degli sbarchi negli ultimi mesi.

Come abbiamo verificato, Minniti riporta dati corretti del suo Ministero quando parla del calo negli sbarchi di migranti rispetto al 2016 e tali numeri corrispondono inoltre a quelli raccolti da Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati.

3. Bersani e la precarietà

L’ex segretario del Pd, e attuale leader di Mdp-Articolo 1, Pier Luigi Bersani, ospite su Otto e Mezzo lo scorso 15 novembre, ha dichiarato: “Siamo al record storico della precarietà: l’Istat ci certifica che nell'ultimo anno su 100 contratti solo 7 sono a cosiddetto – senza articolo 18 – tempo indeterminato”.

A parte un errore di forma (Bersani parla di “contratti” ma il dato Istat che cita è riferito agli “occupati”), l’affermazione è corretta: secondo l’Istat fatto 100 l’aumento degli occupati in Italia nell’ultimo anno, solo 7 sono occupati a tempo indeterminato.

La percentuale di dipendenti a tempo determinato che abbiamo oggi (il 15,76% del totale) è poi effettivamente un record, come dice Bersani. Ma, come abbiamo verificato, l’aumento costante dei contratti a termine (in numero assoluto e soprattutto in percentuale) è un fenomeno a cui si assiste da decenni.

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