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Politica
Pd, a Piazza del Popolo l’ultima “marcia”?

La manifestazione nazionale di domenica 30 settembre nella capitale, a Piazza del Popolo, indetta dal Pd contro il “governo dell’odio” sarà la cartina del tornasole sullo stato di salute del partito, sempre avvitato nelle sue turbolenze interne, in crisi di identità e di leadership. Ma può anche essere il metro di misura di come gli italiani valutano l’operato del nuovo governo, specie dopo il Def, la manovra che invece di produrre fratture fra M5S e Lega ha rafforzato l’alleanza passando dal “contratto” di stampo elettorale a un accordo “politico” per porre le basi del rilancio economico del Paese. Matteo Renzi, fra i responsabili dello sfascio del Pd, della sinistra e dell’Italia, spara ad alzo zero sul Def e sul governo: “ci saranno conseguenze devastanti”.

Se davvero la manovra, stroncata dal Pd e dalla sinistra, venisse intesa dagli italiani come una sciagura, la scelta di Di Maio-Salvini per soddisfare le demagogiche promesse elettorali del M5S e della Lega portando l’Italia allo sfascio dei conti pubblici (aumento del deficit, aumento del debito pubblico ecc.), da ogni contrada partirebbero alla volta della capitale folle sterminate per aggregarsi al pidì nella protesta di Piazza del Popolo contro l’esecutivo giallo-verde, una immediata spallata con i germi della rivolta per tentare di isolarlo e farlo cadere.

La manovra finanziaria è già sotto la mannaia della speculazione finanziaria e la febbre dei mercati nonché nella morsa di una strumentalizzazione politica di chi, costretto a lasciare la stanza dei bottoni perchè sconfitto alle urne, punta ora alla destabilizzazione per tentare di tornare in gioco e riprendersi il pallino del potere. Gli allarmismi del Pd gli si ritorceranno contro: lo spread rientrerà su livelli sostenibili e le borse supereranno la fase acuta della gelata. E se in sede europea la manovra sarà bocciata? “Andremo avanti” ribatte Salvini. L’Italia è in condizione di sostenere il proprio debito proprio grazie a una manovra non certo priva di limiti, ma innovativa e coraggiosa, tutt’altro che irresponsabile tendente a indirizzare e spingere la ripresa. Con questo Def c’è un cambio di passo e una nuova impostazione nei rapporti con Bruxelles i cui regolamenti fatti ad uso e consumo dei “soliti noti” non sono le tavole di Mosè.

Sarà un caso che gli Usa, fuori dal cappio delle pessime politiche economiche europee, continuano a crescere? Invece di salire sul treno del cambiamento pungolando il governo con proposte migliorative, il Pd e la sinistra si ergono a difensori di chi in Europa vuol tenere l’Italia al guinzaglio, isolandosi. Incapace di ricostituirsi come partito di opposizione e dell’alternativa, il Pd cerca, dunque, la scorciatoia del “tanto peggio tanto meglio” dimenticando che sono state le scelte economiche e sociali degli ultimi governi di centro-sinistra a guida piddina ad avere accentuata la crisi generale del Paese, provocando insoddisfazione e malcontento generale, in primis i ceti medi e le classi più deboli, affossando elettoralmente la sinistra e premiando il M5S e la Lega. L’azzardo del Pd può tradursi in boomerang per se stesso e per la sinistra, rinvigorendo i partiti di governo.

Le ultime rilevazioni (sondaggi Swg per La 7)) del 27 settembre confermano la ulteriore crescita della Lega di Salvini (33,2%), la tenuta del M5S con una flessione dello 0,1% (28,6%), il calo del Pd (16,3%), una ripresa di Forza Italia (8,3%). Idem, nella sostanza, i sondaggi di Tecnè per Retequattro. Il Pd tira dritto e chiama a Roma “l’Italia che non ha paura” non avendo ancora capito la lezione del 4 marzo e delle altre pesanti batoste elettorali, catastrofi politiche che in altri tempi avrebbero portato con le buone o con le cattive a impietose autocritiche con immediate dimissioni dei gruppi dirigenti.

Comunque andrà, piazza del Popolo avrà l’effetto di un insignificante cicaleggio di fronte all’assordante silenzio di milioni e milioni di italiani che invece – proprio a causa delle politiche del Pd - hanno “paura” sul piano economico e della sicurezza, decisi a non dare più credito alla retorica stantia e alle minacce di vendetta del Pd e della sinistra e pronti a chiudere la partita alle prossime elezioni europee di maggio. A Piazza San Giovanni dal palco si griderà “al lupo al lupo!” come se gli italiani non sapessero chi li ha portati sull’orlo del baratro. Per il Pd, partito dell’establishment, difensore del rigorismo dello spread e della routine dell’europeina dei finanzieri famelici con i mille club di ottimati aristocratici e baluardo di lobby e poteri forti, potrebbe essere l’ultima marcia.

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