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Politica
Pd, Renzi un cinghiale circondato da cani: il tramonto della stella di Matteo

Ogni volta che molti cani circondano una sola volpe, si ha tendenza a parteggiare per la volpe.  Se la vittima designata è un cinghiale, la lotta è un po’ più equilibrata, ma rimane sempre il disagio di vedere tanti attaccanti contro un unico bersaglio. Renzi è un cinghiale ma oggi è attorniato da tanti cani che si avrebbe voglia di esprimergli solidarietà. Peccato che egli scoraggi questi nobili sentimenti.

Ma le ragioni per le quali i suoi compagni di partito sono in disaccordo, riguardo a una politica orgogliosa e solitaria, sono plausibili. Con la nuova legge elettorale è praticamente impossibile che un partito possa governare senza alleati. E comunque questa prospettiva non si pone neppure, per il Pd. Già nessuno la crede realistica per il M5s , un partito che, per i suoi stessi principi, aspetta di avere da solo la maggioranza, per andare al governo: ma per il Pd assolutamente non se ne parla. La conseguenza è che, se non si allea con nessuno, Renzi potrà essere al massimo il “junior partner” di una coalizione vincente.

Le possibili formazioni vincenti, sulle base dei dati attuali,  non potrebbero essere che la coalizione capeggiata da Berlusconi, oppure – ipotesi poco probabile – un M5s che finalmente cambia idea, accetta di andare al governo e si allea con la sinistra. Non soltanto relegandola – appunto – al ruolo di “junior partner”, ma coinvolgendola poi nel discredito procurato ai “grillini” dall’esercizio di un potere al quale non sono preparati. Attualmente sembra che l’unica scelta, per il Pd, sia fra Scilla e Cariddi.

Per evitare questo infelice esito, a sinistra molti – dentro e fuori del Pd –auspicano un’alleanza elettorale che passi sopra le differenze ideologiche (se ce ne sono) e soprattutto sopra i rancori accumulati. E il primo a rendersi conto di questa necessità è probabilmente lo stesso Renzi. Purtroppo, la condizione che molti pongono, alcuni con parole coperte, altri expressis verbis (come i fuorusciti del Pd) è che Renzi si faccia da parte. Quell’uomo è riuscito in poco tempo a farsi tanti nemici che oggi è più facile contare i suoi amici. E forse due mani sono troppe.

Ciò che la politica gli propone non è un ridimensionamento, è un totale annullamento. Se egli rinunciasse alla segreteria del Pd e al potere di determinare le candidature, di botto non conterebbe più niente. Potrebbe arrivare a vedere i candidati alle prossime elezioni attenti a non farsi fotografare accanto a lui. La richiesta di un passo indietro fa pensare al tentativo di convincere il tacchino a sacrificarsi volontariamente per l’Indipendence Day.

Per Renzi si tratta della sua sopravvivenza ma la sua leggendaria energia non è detto che basterà. Se “troppe lepri sono la morte del cane”, figurarsi quando si tratta di “troppi cani intorno a una lepre”. Ma se alle elezioni di primavera il suo partito subirà una notevole batosta, c’è ancora il rischio che i suoi “amici” riusciranno a metterlo da parte. Meste considerazioni. Renzi non è un uomo insignificante. In politica è un drago, ha energia da vendere, e sarebbe potuto essere molto utile al Paese. Purtroppo è stato sconfitto dal suo stesso cattivo carattere e dalla sua tendenza ad esagerare. Si direbbe che i partitini alla sinistra del Pd preferiscano l’idea di scomparire all’idea di obbedire a Renzi. Come programma hanno all’articolo 1 la sua eliminazione.

Quando quell’uomo era in auge, chi lo criticava sembrava avere un pregiudizio, mentre in realtà il mondo della politica era troppo generoso e tollerante, con lui. Ma poi il vento è cambiato così nettamente, che oggi ci si può chiedere se non si stia esagerando nell’altro senso. Renzi è oggetto di un odio così viscerale da ricordare l’antiberlusconismo. Solo che, qui, lo scontro è dallo stesso lato della barricata.

Chissà, se mesi fa Renzi avesse cominciato a distribuire sorrisi, a riconoscere qualche torto e a tendere la mano,  forse sarebbe riuscito a risalire la china. Ormai è troppo tardi. Siamo a un passo dallo scioglimento delle Camere e presto la campagna elettorale passerà alla fase dell’accanimento. Chi tende la mano rischia di vedersela tagliare. Fra l’altro, se dopo le elezioni non si riuscirà a formare un governo, può darsi che si sia chiamati a votare nuovamente e appare difficile che il Pd si lasci ancora guidare da Renzi.

Personalmente non ho mai nascosto la mia antipatia, per quest’uomo. Ma confesso che mi dispiace vedere il tramonto di una stella. Si verifica per colpa sua, ma non si può non rimpiangere l’assenza di un prim’attore del suo calibro. In un mondo di capponi, è sempre stato un gallo. In un mondo in cui moltissimi hanno come sogno impossibile quello di un posto da Sottosegretario, lui ha dimostrato di saper varcare il Rubicone, ha visto in grande ed ha giocato in grande. Questa dimensione gli va riconosciuta. È triste che l’Italia perda questo protagonista soprattutto per difetti di carattere e di comportamento che dopo tutto avrebbero potuto essere secondari. 


giannipardo@libero.it

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matteo renzipdm5selezioni





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