Renzi come il Divino Otelma, fra retroscena e profezie: "Governo al capolinea"
Intervistato per il nuovo libro di Bruno Vespa, l'ex premier rivela l'inciucio mancato Pd-M5s e vaticina l'imminente ritorno dei Tecnici
L'accordo M5s-Pd era praticamente cosa fatta, ma fu sventato all'ultimo momento da Matteo Renzi. Questa la voce che i seguaci dell'ex segretario ed ex Presidente del Consiglio dem hanno sempre ritenuto fondata e che ha creato ulteriori spaccature in un partito già dilaniato dalla faida che contrappone ormai da anni renziani e antirenziani.
Una voce che "Matteo" conferma e ribadisce nel colloquio con Bruno Vespa riportato nel nuovo libro di quest'ultimo, dal titolo Rivoluzione, in uscita il 7 novembre per i tipi della Rai Eri Mondadori. Nelle sue rivelazioni al conduttore di Porta a Porta, Renzi sostiene di aver capito l'inciucio in atto dagli incontri con Dario Franceschini che lo chiamò il 5 marzo invitandolo senza mezzi termini ad andarsene. La presenza di Renzi ostacolava l'idea di un esecutivo Pd-m5s a guida Luigi Di Maio, fortemente voluto da «un’ala della vecchia sinistra democristiana che si poneva di romanizzare i barbari».
Renzi svela anche l'effettiva presenza di un'intesa tra Maurizio Martina e Roberto Fico, che avrebbe suggellato lo "sposalizio", e commenta: «Questa scelta sarebbe stata una follia e l’ufficializzazione del bipolarismo populista: Lega contro 5 Stelle e noi a fare i portatori d’acqua».
Questa versione, tuttavia, contrasta con un'altra piuttosto accreditata negli ambienti del Pd e resa pubblica fra gli altri dal giornalista Massimo Giannini. Una versione secondo la quale l'accordo tra Pd e M5s passava attraverso contatti occulti fra il m5s e lo stesso Matteo Renzi, che avrebbe accettato un esecutivo a guida pentastellata solo se Maria Elena Boschi fosse stata nominata Ministro. L'intesa quasi raggiunta sarebbe dunque saltata per questo "affronto" che Di Maio non avrebbe accettato, e a quel punto Renzi non poté fare altro che rompere il millantato silenzio di "due anni" presentandosi a Che tempo che fa da Fabio Fazio stroncando ogni possibile alleanza governativa con i grillini e attribuendo la responsabilità di ricercare disperatamente tale alleanza ai suoi nemici interni.
E a proposito di questi ultimi, versioni discordanti a parte, nel libro di Vespa l'ex premier si toglie anche vari macigni dalle scarpe accusando i suoi detrattori in seno al Pd di aver concentrato il fuoco su di lui, lasciando totale libertà e autonomia a Matteo Salvini e Luigi Di Maio di calamitare consensi e fare incetta di voti il 4 marzo. Il tutto a spese sue, di Renzi insomma.
Quindi, come una sorta di Divino Otelma, si lancia inoltre in un vaticinio riguardante il Governo Conte: «Sta andando tutto a carte quarantotto. Di qui a qualche mese torneranno i tecnici al governo. Proprio quelli che io ho combattuto per ristabilire il primato della politica. Mi dispiace e mi preoccupa». Corregge insomma il tiro rispetto alle dichiarazioni rilasciate in una diretta facebook la scorsa estate (rinfacciatagli dal giornalista Massimo Franco in diretta a DiMartedì), secondo le quali presto sarebbe toccato di nuovo a loro (a lui, in soldoni) tornare a Palazzo Chigi ipotizzando un fallimento imminente dell'esecutivo giallo-verde. Oggi invece scorge segni premonitori del ritorno dei tecnici, a fronte - forse - di una presa di coscienza che la caduta del Governo Lega-M5s non porterebbe direttamente alla resurrezione del Pd né soprattutto alla sua immediata riconquista di Palazzo Chigi. Prime, timide, flebili avvisaglie di un "bagno di realtà" da tempo immemore e da più parti auspicato?
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