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Politica
Salvini al Muro del Pianto spiazza la Sinistra. Ma non era "nazifascista"?

In questi mesi Matteo Salvini è stato accusato praticamente di qualsiasi nefandezza possibile e immaginabile.

Il sottoscritto pubblicava un articolo nel luglio scorso, nel quale sviscerava i vari attacchi ricevuti dal Vicepremier e Ministro dell'Interno leghista da parte della Sinistra (e le conseguenti impennate nei consensi tipiche dell'effetto underdog, del "cane bastonato", quello che spinge gli elettori a fare quadrato contro un leader vessato su ogni fronte, come accadeva a Silvio Berlusconi del resto).

Una delle accuse più frequenti a Salvini da parte dei suoi detrattori era quello di essere l'erede del fascismo, addirittura nella sua variante "nazi", vedi per esempio le dichiarazioni del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ed erano molte le cassandre, utilizzando a sproposito un componimento attribuito a Bertolt Brecht mentre si tratta di un sermone del pastore Martin Niemöller,  a decretare che prima o poi il leader della Lega se la sarebbe presa anche con gli ebrei, e che già si ravvisavano nell'aria le recrudescenze dell'antisemitismo hitleriano. Addirittura.

Ma poi, ecco che la visita di Matteo Salvini al Muro del Pianto e le sue dichiarazioni pro Israele spiazzano tutti quanti. A Sinistra, senz'altro, ma anche in certi ambienti dell'estrema Destra, quelli che giudicano il sionismo come il male assoluto. 

Del resto, non c'è nulla da stupirsi: nella sua corsa per diventare Presidente del Consiglio (ambizione mai accantonata e che verrà probabilmente realizzata dopo essersi liberato dei grillini suoi alleati), il "Capitano" deve necessariamente abbandonare per strada il consenso delle frange estreme dell'elettorato e volgere lo sguardo ai moderati, così da togliere gli ultimi scampoli di voto agli alleati di Forza Italia

E così, di fronte all'immagine di Salvini davanti al Muro del Pianto, Sinistra ed estrema Destra si risvegliano bruscamente, i primi, dalla loro illusione di aver trovato nel leader del Carroccio un feticcio voo-doo su cui appuntare gli spilloni dell'accusa di nazifascismo risorgente e, i secondi, dall'ingannevole convinzione di aver trovato finalmente un leader al quale affidare le proprie istanze antisioniste.

No, cari compagni e camerati, Salvini non è fascista, né tantomeno nazifascista. Come ogni leader istituzionale moderno e calato nell'attuale contingenza geopolitica che voglia ottenere il maggior numero di consensi alle urne (sempre più vicine), Salvini è semplicemente, inesorabilmente, immancabilmente realista. Forse, semmai, più realista del Re.

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