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PugliaItalia
Benedetto Petrone, i Gruppi Autonomi contestano l'arrivo del ministro Minniti

La nota diffusa dal gruppo "Ex caserma liberata", che riassume la contestazione anche di altri gruppi autonimi per l'arrivo a Bari del ministro Marco Minniti, per ricordare Benedetto Petrone:

"Siamo rimasti letteralmente esterrefatti quando ieri abbiamo appreso dell’iniziativa promossa dal giornale La Repubblica dal titolo “Benedetto”, a cura di Giuliano Foschini in cui verrà presentato il lavoro “l’omicidio Petrone 40 anni dopo la verità che nessuno ha cercato” seguito da una intervista pubblica diretta da Carlo Bonini al ministro dell’interno Marco Minniti.

Noi come antifascisti baresi abbiamo molto da dire su questa vicenda.

Punto primo: la verità sull’omicidio di Benedetto Petrone è stata cercata dal primo giorno da compagne e compagni che hanno dato vita ad una controinchiesta che ha inchiodato sia il Movimento Sociale Italiano che il Partito Comunista Italiano alle rispettive responsabilità (per il MSI le responsabilità con nomi e cognomi di relative all’omicidio di Benedetto e al clima di tensione alimentato in città di bari dalle squadracce fasciste ed il PCI per essersi “accontentato” di una versione di comodo e non  aver voluto cercare la verità). Documenti e carte di quella controinchiesta purtroppo si sono persi nel tempo ma le conclusioni, sono rimaste ben impresse nella memoria di coloro che in quegli anni hanno lottato contro il fascismo stragista e il silenzio complice di istituzioni e partiti.

Petrone3
 

Punto secondo: riconosciamo che il Comitato 28 Novembre fosse armato delle migliori intenzioni nel voler riaprire l’inchiesta sull’omicidio di Benedetto attraverso le interviste che compongono il lavoro di A. Gaeta. Tuttavia la decisione del Comitato di consegnare il lavoro a Repubblica senza precise garanzie politiche sull’uso dello stesso è stata una decisione tanto superficiale quanto deplorevole.

Punto terzo: antifascismo è antirazzismo. Contestiamo duramente la scelta di coinvolgere il ministro degli interni Marco Minniti. In primo luogo perché è il responsabile politico, insieme al ministro Orlando, di una delle riforme più razziste e “di destra” che un presidente della Repubblica abbia firmato negli ultimi 40 anni. Gli accordi con la Libia, l’attacco alle Ong, i respingimenti dei migranti sono l’espressione del più becero razzismo istituzionalizzato nonché della complicità criminale con gli aguzzini che nelle carceri libiche perpetrano torture di massa attraverso stupri, ustioni, falaka (percosse alle piante dei piedi) degne dei peggiori campi di sterminio del XX secolo, come è stato ampliamente documentato sui giornali. Minniti, applaudito ad Atreju alla festa dei giovani di Fratelli d’Italia, è responsabile inoltre di una legge sulla Sicurezza che limita fortemente le libertà individuali e collettive, introducendo nuovi strumenti fortemente repressivi e arbitrari quali la “flagranza differita” e il cosiddetto “Daspo Urbano”, che dona ai Municipi la possibilità di mettere in atto una guerra permanente contro i poveri e gli emarginati per scacciarli dai centri urbani. In ultimo ma non secondario, tutti questi strumenti sono stati realizzati per incriminare e dissuadere gli attivisti politici in lotta nelle città e nei territori. Davanti a tutto ciò, le operazioni di marketing di Repubblica ci sembrano un motivo insufficiente per giustificare la presenza del ministro del Terrore, e se a questi giornalisti non bastava la città di Bari come interlocutore, tanto da farli sentire così in dovere di sottoporre la vicenda al Governo, ci chiediamo per quale motivo non abbiano piuttosto coinvolto il ministro Orlando. 

Per tutti questi motivi invitiamo il Comitato 28 Novembre a non prendere parte a questa iniziativa e a tenere al riparo il nome di Benedetto Petrone da tale sfruttamento mediatico nel quarantennale del suo assassinio. 

Gli antifascisti e le antifasciste baresi denunciano in conferenza stampa questa ignobile iniziativa che infanga la memoria di Benedetto e dei suoi ideali di libertà".
 

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