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Giuseppe Pascali, Toledo e la maledizione a doppio taglio

Incisivo nell’analisi storica, dolce e sorprendente nello sviluppo narrativo, a doppio taglio nella lettura metaforica, proprio come le lame delle spade che hanno reso famosa la cittadina iberica, sede tradizionale del Primate di Spagna.

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“La maledizione di Toledo” di Giuseppe Pascali - Lupo Editore, 2016 è uno squarcio romanzato, aperto su uno dei periodi più imbarazzanti, controversi e devastanti della storia della Chiesa: quello della lotta alle eresie, con la relativa ‘caccia alle streghe’, che portò all’istituzione della cosiddetta Santa Inquisizione.

Uno spaccato sulla deriva cattolica del tempo, che mette in evidenza le due facce della medaglia dell’ordine fondato da Domingo de Guzmàn, quello dei Frati Predicatori detti anche Domenicani: con la loro missione di proclamare la fede cristiana, oltre che custodirla; le loro tonache bianche e i mantelli neri, che all’apice della repressione ‘inquisitoria’ portarono i Dominicanes ad essere paragonati - nel gioco etimologico dell’allegoria - ai Domini canes, ovvero “cani del Signore”; ma anche capaci di tenere insieme visioni “conservatrici” e prospettive “aperturiste”, attraversate dai nomi più illustri della Scuola Teologica: da sant’Agostino, che ne ispirò la regola, a s. Tommaso d’Aquino, passando tra gli altri da Santa Caterina da Siena, Girolamo Savonarola e Iacopo da Varazze.

Il cardinale Bonifacio Medina Oliveira y Cabral, protagonista del romanzo storico di Giuseppe Pascali, scrittore e giornalista salentino, non è certo un Tomàs de Torquemada, tanto meno incarna  Il Grande Inquisitore di Dostoevskij, ma la sua ossessione per una maledizione lanciatagli a Toledo da una strega, prima di ardere sul rogo, sarà il crinale lungo il quale si dipanerà il racconto ricco di colpi di scena, di riferimenti storici, nonché di luoghi, artefici e vittime di un periodo di orrori, di persecuzioni e di violenze perpetrate, come sovente è accaduto nella storia dell’umanità, nel “santo” nome di Dio.

Ma al di là delle vicende utili a una narrazione puntuale e avvincente, ad essere interessante è la messa in evidenza di quella sorta di “contagio”, sviluppatosi lentamente nell’azione di difesa dell’autentico messaggio cristiano, che porterà rigore e integralismo di buona parte dei Domenicani a far ‘inconsapevolmente’ proprie - anche se diversamente declinate o applicate - le stesse pratiche malefiche che si intendeva combattere.

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Una sorta di gioco di specchi che l’autore stigmatizza e proietta nella contrapposizione tutta “Domenicana” tra il cardinale Medina e la figura del cosiddetto Terzo Inquisitore o Inquisidor teòlogo, Alonso de Salazar y Frìas. Uno scettico della stregoneria, in pratica l’avvocato difensore delle streghe, in realtà la voce critica del consesso domenicano: custode - in qualche modo - di quei principi “staminali” capaci di riportare l’Ordine al servizio della Misericordia di Dio, che si eleva al di sopra del Male, anziché andarvi sottobraccio o di incrociarvi la spada nell’illusione di combatterlo.

Catalizzatore, mediatrice e strumento di questi processi, ancora una volta, sarà una donna. Nella declinazione soggettiva di Isabel - la raffinata ricamatrice, madre di Iñigo e designata a sconfiggere la malvagità del cardinale Medina - e di Felipa, la levatrice che si sacrificherà perché il destino si compia, o nella versione ‘plurale’ delle stesse streghe sotto accusa del Tribunale di Logroño.

Alla fine, sarà nel Monastero di Santa Maria la Real de Iranzu (come Marìa de Onega da Toledo, diventata “l’incubo dai capelli rossi” delle sue notti) che “il cardinale Medina, per la prima volta nella sua vita, si sarebbe genuflesso in segno di devozione e obbedienza davanti a qualcuno che non fosse il Santo Padre…”   

(gelormini@gmail.com)

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Giuseppe Pascali - Nato a Lecce nel 1970, è laureato in Materie Letterarie all'Università degli Studi di Lecce. Giornalista, scrive per 'La Gazzetta del Mezzogiorno' occupandosi di Cultura e Spettacoli ed è direttore responsabile del quotidiano online 'Salentoinlinea.it'. Ha realizzato numerosi servizi su lirica, musica sinfonica e bande musicali del Mezzogiorno d'Italia, ed effettuato interviste a personaggi dello spettacolo. Ha seguito seminari di approfondimento giornalistico ed è stato addetto stampa del Concorso Internazionale "Tito Schipa" per giovani cantanti lirici. Ha pubblicato con Capone Editore i saggi La banda di Lecce. Dal concerto cittadino alla Schipa-D'Ascoli (2006), Bande di Puglia. Il teatro sotto le stelle (2008), Gli Spiziotti. Storia della banda dell'Ospizio Garibaldi di Lecce (2009). Nel 2011 ha pubblicato il romanzo Il maestro della banda (Edizioni Grifo), ristampato in seconda

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