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Roma
Bocciata la sfiducia contro Zingaretti. Zar Nicola salvato dal centrodestra

di Federico Bosi

Lega, FdI, Parisi e 5 cinque stelle uniti contro il governatore ma la spaccatura di Forza Italia gli regala la fiducia. Si conclude con 22 voti a favore e 26 contrari la votazione che ha permesso a Nicola Zingaretti di restare in sella alla regione Lazio.

Si salva Nicola Zingaretti. Il presidente della regione Lazio rimane in carica data la bocciatura della mozione di sfiducia fortemente voluta da Stefano Parisi, suo sfidante alle elezioni del 4 marzo scorso.

Sono stati 48 i partecipanti alla votazione. A votare a favore della mozione sono stati Fratelli d'Italia, la Lega, Parisi, il Movimento 5 Stelle, presente in aula a sorpresa, e il consigliere Cangemi. I 22 voti raccolti non sono bastati ad approvare la mozione.

Presente in aula ma non alla votazione, a causa di un volo per Brindisi programmato da tempo per le 13, il consigliere Sergio Pirozzi che, intervenuto prima della votazione, ha dichiarato: “Per sfiduciare un presidente ci deve essere la assoluta necessita di avere i numeri altrimenti è una operazione di immagine e non si va a dama. Come una squadra che fa possesso palla, non fa mai gol. Capisco la goduria di Zingaretti: le forze politiche che hanno più consiglieri si attaccano tra loro. Così è impossibile avere 24, 25 o 26 consiglieri che votano la sfiducia. Se vogliamo la sfiducia, mettiamoci tutti, io, M5s e centrodestra a rifarla, con i contenuti”.

La spaccatura che si è venuta a creare all'interno di Forza Italia, causata del "dietrofront" del coordinatore regionale Claudio Fazzone, aveva praticamente consegnato in anticipo la salvezza a Zingaretti. Fazzone infatti, già nei giorni passati, aveva chiesto di ritirare la mozione una volta accertata l'impossibilità di vincere andando a scatenare reazioni perplesse all'interno dello stesso fronte. La spaccatura è stata poi confermata in aula dal “tradimento” della consigliera Laura Cartaginese di Forza Italia che ha votato contro la sfiducia dichiarando, in chiusa al suo intervento: “il mio capogruppo Antonello Aurigemma non mi rappresenterà più”.

Il Movimento 5 Stelle, presente in aula al completo nonostante aveva comunicato di non presentarsi, ha votato a favore della sfiducia nonostante non ne condividesse le motivazioni. Questo è accaduto, ha dichiarato la capogruppo Lombardi, per dimostrare che non è l'M5S la stampella che tiene in piede il Zingaretti.

Restano ora da capire quali saranno gli scenari che si andranno ad aprire a fronte di questa “vittoria” di Zingaretti, impegnato contemporaneamente nelle primarie per la presidenza del PD. Proprio per questo è stato fortemente attaccato dall'opposizione presente al congresso, Parisi e Lombardi in testa, perché, in caso di sua vittoria alle primarie, non potrà più occuparsi della regione come un vero presidente dovrebbe fare.

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