THAILANDIA. L’elevato valore dell’industria della cannabis medica 

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Secondo il rapporto Asian Cannabis Report, recentemente pubblicato dalla londinese Prohibition Partners, l’industria thailandese della cannabis medica dovrebbe valere 237,2 milioni di dollari nei prossimi cinque anni.

L’Asian Cannabis Report riporta che il valore della marijuana da diporto potrebbe raggiungere i 424,1 milioni di dollari se fosse legalizzata anche nel paese del sud-est asiatico. La Thailandia è l’unica nazione asiatica – a parte Israele – che ha legalizzato l’uso terapeutico della cannabis, una decisione che è entrata in vigore nel febbraio di quest’anno.

Le autorità tailandesi hanno autorizzato due piantagioni di cannabis e due centri di ricerca ufficiali, anche se la vendita e la prescrizione della droga non sono ancora completamente legali, dato che le norme esatte devono ancora essere specificate nei prossimi mesi, riporta Efe.

Prohibition Partners, che fa lobbying per la legalizzazione totale, ha anche previsto che la sua vendita regolamentata potrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi di dollari in tutto il continente asiatico se fosse legalizzata, specialmente a causa del potenziale di mercato nei giganti economici Cina, Giappone e India.

Da un punto di vista finanziario, in quanto regione più popolosa del mondo, la legalizzazione della cannabis potrebbe incoraggiare una robusta crescita economica in tutta la regione, sostenuta sia dalla domanda locale che internazionale, si legge.

Secondo il rapporto, almeno 86 milioni di persone in Asia usano marijuana ogni anno. L’uso medicinale della cannabis è legale in paesi come Colombia, Perù, Uruguay, Paesi Bassi, Portogallo, Nuova Zelanda e diversi stati degli Stati Uniti come trattamento alternativo per il dolore cronico o gli effetti collaterali della chemioterapia, tra gli altri disturbi.

L’uso ricreativo di similari erbe è stato depenalizzato o completamente legalizzato nei Paesi Bassi, in Uruguay, in alcuni stati degli Stati Uniti, in Canada, Repubblica Ceca, Colombia, Ecuador, Portogallo e Sudafrica.

Tommaso dal Passo