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Le confessioni di Quaranta: "Troppi arresti, impossibile conoscere tutti e fare mangiate assieme"

Il neo collaboratore di giustizia: "Sino al momento del suo recente arresto, il rappresentante in tutta la provincia di Agrigento era Pietro Campo. Io so che adesso sono in difficoltà seria, ma dentro Cosa Nostra si trova sempre il sistema su come comunicare"

"In Cosa Nostra non si tengono sempre gli stessi contatti con le stesse persone... è raro, specie dopo tutti gli arresti, conoscere tutti. Poi se qualcuno viene arrestato si cambia. In genere si cerca di limitare i contatti perché non è più come una volta quando si facevano le mangiate tutti insieme". E' il 29 gennaio scorso quando, in una località segreta, Giuseppe Quaranta - neo collaboratore di giustizia - davanti ai sostituti procuratori della Dda Alessia Sinatra e Claudio Camilleri, dopo aver insistito per voler collaborare con l'autorità giudiziaria, prova a tracciare quello che è - in Cosa Nostra - un quadro meno conviviale. 

"Ho rivestito il ruolo di vertice della famiglia mafiosa di Favara sino al 2013/2014. Componenti della famiglia di Favara - fa mettere a verbale il neo pentito - erano e sono: Giuseppe Vella, Pasquale Fanara, Stefano Valenti, Gerlando Valenti, Giuseppe Blando, Calogero Limblici, Luigi Pullara e Angelo Di Giovanni. Almeno questo succedeva nel periodo in cui c'ero io. L'unica famiglia mafiosa presente a Favara appartiene a Cosa Nostra. Ci sono altri gruppi criminali che noi chiamiamo 'Paraccari' che hanno un capo e un sotto capo. Questi gruppi non hanno lo stesso potere di Cosa Nostra".

Quaranta: "I 'Paraccari' devono chiedere a noi" 

"Sino al momento del suo recente arresto, il rappresentante in tutta la provincia di Agrigento era Pietro Campo - spiega ai magistrati della Dda il favarese Giuseppe Quaranta - . Io so che adesso sono in difficoltà seria, ma dentro Cosa Nostra si trova sempre il sistema su come comunicare. Tutto si fa per arrivare a comunicare".

Quaranta: "I vecchi boss considerano Francesco Fragapane come un ragazzino raccomandato"

Il 2 febbraio scorso, dinanzi, il sostituto procuratore della Dda Claudio Camilleri, Giuseppe Quaranta, 50 anni, racconta ancora: "Quando ancora non ero stato formalmente affiliato, Francesco Fragapane mi diede l'incarico di recarmi da Pietro Campo, che sino a quel momento non avevo mai visto. Fragapane mi disse soltanto - ricostruisce sempre il neo pentito - che avrei dovuto chiedere a Campo di incontrare lo stesso Francesco Fragapane, quest'ultimo mi disse soltanto che l'incontro sarebbe servito a sistemare la situazione della provincia di Agrigento, in seno alla quale Francesco Fragapane avrebbe voluto ricoprire l'incarico di capo provincia. Io mi sono recato da Pietro Campo, a Santa Margherita Belice. Come ho già detto, io ancora non avevo alcun incarico, né ero stato formalmente affiliato. In questa occasione, ho incontrato - prosegue il racconto del pentito - Pietro Campo presso il suo ovile e gli ho riferito che Francesco Fragapane voleva incontrarlo, ma non gli dissi le ragioni dell'incontro. Campo mi rispose che sarebbe andato a trovarlo o avrebbe mandato qualcuno. Io l'indomani, ho riportato la riposta di Pietro Campo a Francesco Fragapane il quale mi disse che, visto il tenore della risposta, sicuramente Pietro Campo non aveva intenzione di incontrarlo".
 

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