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Giudiziaria. Prosegue processo "Fratellanza".
Notiziario di Mercoledì 7 Maggio 2003

Cade l’accusa di associazione mafiosa e cinque imputati del processo “Fratellanza”, contro le famiglie mafiose di Favara, vengono assolti in appello. La sentenza, che ribalta quasi del tutto il verdetto di primo grado del 29 settembre 2001, è stata emessa oggi pomeriggio dai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Sergio La Commare. Assolto dall’accusa di mafia Carmelo Cusumano, al quale in primo grado il GUP del Tribunale di Palermo, Gioacchino Scaduto, aveva inflitto otto anni. Assolti anche gli altri componenti del cosiddetto gruppo Cusumano: Giuseppe Cusumano, figlio di Carmelo, anch’egli condannato ad otto anni e Salvatore Sgarito. I tre sono stati condannati in Appello solo per il reato di detenzione illegale di armi: Carmelo Cusumano e Salvatore Sgarito a 2 anni e 4 mesi ciascuno e Giuseppe Cusumano a 2 anni e 6 mesi. I tre già oggi stesso hanno lasciato il carcere poiché hanno già ampiamente scontato la pena, tra l’altro con il 41 bis. Assolti dall’accusa di mafia e già scarcerati anche Giuseppe Simone e Salvatore Sorrentino per i quali l’accusa aveva chiesto la condanna rispettivamente a 5 e 7 anni di reclusione. Condannati invece per il 416 bis, associazione mafiosa, Gaspare Alba a 3 anni e 4 mesi, Giovanni Alba, a 4 anni, Antonio Cibella, ex assessore comunale di Favara, a 4 anni e 8 mesi, Calogero Limblici a 3 anni e 4 mesi, Vincenzo Presti e 4 anni, Vincenzo Quaranta a 3 anni e 4 mesi e Domenico Vetro a 3 anni e 4 mesi. L’operazione antimafia “Fratellanza” scattò il 5 aprile del 2000. Fu la risposta dello Stato al barbaro assassinio del piccolo Stefano Pompeo ucciso per errore nell’agguato nel quale, secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto essere ammazzato Carmelo Cusumano, ritenuto a capo dell’omonima cosca che si contrapponeva a quella guidata da Giuseppe Vetro, arrestato due mesi dopo l’operazione e condannato nel gennaio 2002 a 10 anni di carcere. Nelle indagini seguite all’omicidio del piccolo Stefano furono impiegati anche elementi del servizio segreto che utilizzarono le più sofisticate attrezzature di intercettazioni ambientali.
 
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