La manifestazione di Macerata è stata una gradita sorpresa in questa stupida campagna elettorale. Vi hanno partecipato circa trentamila persone che hanno interrotto, almeno per un giorno, le litanie fasciste e xenofobe che affollano una corsa al voto che sembra misurarsi solo in un confronto tra la destra e l’estrema destra.

 

Assente il centrosinistra, di ormai usurpata fama, che biascica pelosi distinguo e inutili appelli, arrivando a chiedere all’antifascismo di rimanere a casa mentre il rigurgito fascista è ormai incontrollato nel suo immondo scorazzare.

 

 

Illuminante, a tal proposito, la posizione del PD, che invita a non disperdere il voto tra Liberi e Uguali o Potere al Popolo per contrastare la destra; poi però, quando si tratta di scendere in piazza contro la destra, decide di non partecipare. Dunque bisogna fermare la destra solo nell’urna, per il resto conviene assecondarla, questo si ricava dalla posizione di Renzi.

 

La manifestazione di Macerata ha indicato invece una disponibilità alla mobilitazione antifascista che è sempre una buona notizia in un paese a democrazia pericolante, proprio a causa dell’intasamento di odio nazistoide che ha invaso la corsia di destra delle nostre strade.

 

E’ stata, quella di Sabato, una giornata di antifascismo militante che si è dimostrato ancora vivo, nonostante il senso comune lo vorrebbe ormai sepolto. E’ servita anche a riproporre nell’agenda politica la discriminante antifascista che, da premessa ovvia, è divenuta ormai caratteristica imprescindibile.

 

C’è infatti una modernità nell’antifascismo che rimette al centro della campagna elettorale i valori ideali e pone uno stop alla ubriacatura di xenofobia. Che attecchisce nel profondo in una Italia umiliata, impoverita e sfruttata, dove il lavoro è schiavitù e i salari sono mance, priva di prospettive di crescita e di sostegno sociale. E’ un’Italia che invece di mobilitarsi contro chi con questa globalizzazione si è arricchito, indica il colpevole in chi sta peggio. Invece di odiare la povertà odia i più poveri tra i poveri.

 

E allora l’antifascismo può essere il collante e la carta d’identità dell’Italia migliore. Serve un cambio di passo e una ritrovata energia per contrastare l’odio che invade l’intero tessuto sociale. Perché sono anni che assistiamo al disarmo ideale e politico di una sinistra smarrita mentre ha luogo un’offensiva di una destra cialtrona e revisionista, sostenuta da una ignoranza diffusa che attraversa ormai settori interi della nazione.

 

Ad alimentarla c’è una pubblicistica ruffiana, una rete di media di ultradestra che, in sintonia con i partiti che rappresenta, definisce terrorista chi spara nel mucchio gridando Allah Akbar ma solo un pazzo chi lo fa inneggiando al Duce.

 

Ebbene, questa ondata razzista e fascista non può essere arrestata senza la riscoperta dei valori autentici dell’antifascismo e dell’antirazzismo, che sono alla base del dettato costituzionale. Quello, per capirci, che indica nel fascismo un crimine e non un opinione e che concepisce solo il divieto assoluto verso l’apologia o i richiami ad una ideologia che ha significato lutti, drammi e macerie per la storia d’Italia.

 

Un respiro di buon senso in questa campagna elettorale in corso, che è forse la peggiore mai vista. Facilitata da una legge elettorale idiota, concepita solo per non far perdere nessuno più che per far vincere qualcuno, la competizione elettorale sembra avere solo due spartiti su cui musicare: quello delle promesse più incredibili, degli impegni elettorali più irrealizzabili e di una continua alimentazione della xenofobia e del razzismo che utilizza persino la rilettura falsa della storia d’Italia per accreditare il peggio al possibile.

 

Tocca quindi alla parte sana dell’Italia tornare a rimboccarsi le maniche per indicare che la politica può e deve dire cose diverse, rappresentare interessi diversi e prefigurare sbocchi alternativi. Il 5 Marzo non vi saranno vincitori, a parte il disordine politico. Intanto però, Macerata ci dice che comunque l’antifascismo, unica possibile religione civile, è tutt’altro che priva di credenti.

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