La persecuzione sistematica dei migranti negli Stati Uniti da parte dell’amministrazione Trump ha fatto segnare una nuova escalation dopo la pubblicazione nei giorni scorsi di un’esclusiva del Washington Post che rivela come il governo di Washington stia da qualche tempo prendendo di mira anche cittadini a tutti gli effetti americani ma di origine ispanica.

 

Questo accanimento contro centinaia o forse migliaia di persone, nate negli USA e con regolare passaporto americano, non ha di fatto alcuna giustificazione logica né legale. Al contrario, è un’altra delle iniziative xenofobe della Casa Bianca per colpire deliberatamente immigrati e cittadini di origine straniera al fine di coltivare una base di sostegno di estrema destra nel paese.

 

L’articolo del Post descrive una serie di situazioni che hanno coinvolto individui a cui, tra l’altro, è stata negata la richiesta di rinnovo del passaporto oppure il documento è stato ritirato, spesso senza nessun preavviso, lasciandoli in una situazione di estrema precarietà dopo decenni di vita e lavoro negli Stati Uniti. La cittadinanza di queste persone viene messa improvvisamente in discussione sulla base di accuse inconsistenti. Alla base di questo assurdo giro di vite ci sono vecchie accuse rivolte a ostetriche e ad almeno un ginecologo, operanti tra gli anni Cinquanta e Novanta del secolo scorso in località del Texas meridionale, che in un numero molto limitato di casi avrebbero falsificato documenti di nascita di neonati venuti effettivamente alla luce in Messico.

 

Queste accuse erano venute a galla già più di un decennio fa e per svariati anni avevano tenuto occupati i tribunali federali. Per un certo periodo di tempo, il governo di Washington aveva negato il rinnovo del passaporto ai sospettati di essere in possesso di falsi documenti di nascita americani. I procedimenti si erano però quasi sempre risolti a favore degli imputati dopo la presentazione, da parte di questi ultimi, di altri documenti che ne attestavano la nascita in territorio americano. A partire dal 2009, perciò, casi simili erano diventati molto rari.

 

Ora, invece, l’amministrazione Trump ha riesumato le accuse, tanto che attivisti e avvocati specializzati in questioni migratorie segnalano il rapido moltiplicarsi degli episodi di passaporti negati o revocati. A ben vedere, al di là dell’impatto e delle conseguenze effettive prodotte finora da queste misure, esse denotano un’evidente intensificazione della guerra all’immigrazione negli USA, con una tendenza di fondo almeno potenzialmente assimilabile a un tentativo di pulizia etnica.

 

La portata delle accuse e il numero di persone coinvolte, come già ricordato, non hanno fondamento se si pensa all’esiguità dei casi fraudolenti dimostrati. Secondo le indagini del Washington Post, una delle ostetriche coinvolte nella vicenda avrebbe ammesso di avere preso del denaro negli anni Novanta per falsificare due sole nascite sulle migliaia a cui ha assistito nella sua intera carriera professionale.

 

A carico di un noto ginecologo, attivo nel Texas del sud e morto nel 2015 dopo avere contribuito a dare alla luce qualcosa come 15 mila neonati, ci sarebbe poi una sola accusa provata di avere falsamente certificato la nascita negli Stati Uniti di un bambino in realtà partorito in Messico.

 

Gli esempi raccontati dal giornale di Washington sono numerosi e includono anche individui di origine messicana che hanno servito nell’esercito USA o che, addirittura, sono agenti dell’immigrazione. Le accuse nei loro confronti sono emerse al momento della richiesta del rinnovo del passaporto oppure, in altri casi, le forze di polizia si sono presentate senza preavviso nelle abitazioni degli accusati per prelevare i loro passaporti.

 

Ancora, si registrano esempi di cittadini americani bloccati in Messico perché i loro passaporti sono stati confiscati e revocati alla frontiera al momento di rientrare negli Stati Uniti. Incredibilmente, infine, persone in possesso di certificati di nascita americani a cui è stato ritirato il passaporto risultano rinchiuse in centri di detenzione per immigrati irregolari e nei loro confronti sono stati aperti procedimenti di espulsione.

 

Le associazioni impegnate in difesa degli immigrati ammettono che per il momento le deportazioni sono state molto rare. Tuttavia, è diffusa la sensazione che il governo intenda lasciare migliaia di persone in una sorta di limbo legale che li espone a provvedimenti con un impatto devastante sulle loro vite nel caso, tutt’altro che improbabile, le politiche migratorie di Trump dovessero assumere un impronta ancora più estrema nel prossimo futuro.

 

Che questa caccia alle streghe sia motivata da ragioni politiche è confermato anche da uno dei casi riportati dal Post. Un 40enne texano a cui è stato ritirato il passaporto ha infatti presentato al governo alcuni dei documenti extra richiesti per provare la sua nascita negli Stati Uniti. Ciononostante, il suo passaporto risulta ancora revocato e il caso tuttora in sospeso.

 

Dal muro al confine col Messico alla separazione forzata di genitori e figli immigrati, dallo stop all’ingresso negli USA di cittadini di paesi musulmani all’irrigidimento delle norme per ottenere il diritto di voto mirate contro i cittadini di origine straniera. Le politiche anti-migranti della Casa Bianca sembrano dunque spostarsi sempre più verso destra, con l’obiettivo di dirottare su una delle fasce più deboli della popolazione le tensioni sociali e l’avversione più o meno latente nel paese contro la deriva classista e ultra-reazionaria che sta caratterizzando l’amministrazione Trump.

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