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Don Agresti: «Più attenzione educativa per combattere le minacce»

Sabino Liso
Sabino Liso
La sera di Pasqua il vescovo Mansi ha voluto celebrare la messa insieme al prelato all'interno della parrocchia nel quartiere Croci-Camaggio. Tante le attestazioni di solidarietà, nei prossimi giorni Emiliano sarà ad Andria
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Risale a giovedì scorso l’episodio relativo alle minacce subite da don Riccardo Agresti da parte di alcuni individui che, avvicinatisi a lui, nei pressi della fontana pubblica del quartiere, hanno inveito contro invitandolo, non troppo per il sottile, a stare al suo posto.

«Mi dirigevo verso la parrocchia – commenta don Riccardo Agresti – e questi mi hanno accostato e mi hanno apostrofato con ogni genere di parolacce, facendomi capire che li dovevo lasciar perdere perché sul territorio comandano loro».

Intanto, fa sapere don Agresti, è in corso un dialogo con gli autori dell’insano gesto intimidatorio: «Vedremo a quale sviluppo porterà!»

Minacce dunque che don Riccardo Agresti non ha tenuto per sé ma ha voluto portare all’attenzione di tutta la comunità parrocchiale affinché tali atteggiamenti intimidatori possano essere repressi con maggior forza e non diventino conniventi con altri atti, ancor più molesti, come ad esempio l’omertà.

All’indomani della diffusione della notizia, tante sono state le attestazioni di stima: «Numerosi referenti istituzionali mi hanno telefonato – continua don Agresti -, sono venuti a trovarmi in parrocchia per attestare la loro solidarietà. Il giorno di Pasqua ho ricevuto anche la telefonata del Governatore della Puglia, Michele Emiliano; voleva venire in parrocchia e siamo rimasti d’intesa che nelle prossime settimane sarà qui da noi. Ho gioito per la decisione di mons. Luigi Mansi nel voler celebrare assieme la messa della sera di Pasqua presso la parrocchia S. M. Addolorata alle Croci. Gli sono molto riconoscente per questo gesto di vicinanza e di solidarietà nei confronti miei e di tutta la comunità ecclesiale».

Tra le varie attestazioni di solidarietà, don Riccardo non nasconde la sorpresa per quelle giunte da alcuni esponenti della vita criminale. Non dimentichiamo che don Riccardo Agresti, assieme a don Vito Giannelli, da sempre sono impegnati per il riscatto degli emarginati e dei detenuti. A breve sarà avviato anche il progetto “Senza Sbarre” di reinserimento e di recupero dei carcerati. Un’attività dunque di prossimità nei confronti di alcune fasce deboli della nostra società che non è gradita ad alcuni esponenti della microcriminalità che vorrebbero invece “governare” il quartiere senza interferenze.

«Il nostro modo di fare del bene sul territorio dà fastidio a qualcuno – prosegue don Riccardo Agresti –: noi però non ci lasciamo intimidire e guardiamo avanti. La comunità ha fatto sforzi notevoli per liberarsi di questo stigma del suo passato che la relegava in un quartiere “criminale”. In questi anni per favorire l’impegno e l’aggregazione di tutti nei confronti del bene comune, tante sono state le azioni formative che hanno dato buoni frutti ma non basta, questi territori periferici devono avere un privilegio in più: l’attenzione educativa. Se vogliamo tirare fuori il bene dal male dobbiamo stringerci attorno alla comunità con azioni educative maggiori e che coinvolgano tutti. Ormai è sparito il senso civico».

Si continua a spacciare droga, molti sono i furti di autovetture e si torna prepotentemente a parlare di scippi: «Qui ci sono cellule di delinquenti che continuano ad intimidire le persone, chiedo pertanto il patto educativo – come 26 anni fa – con le Forze dell’Ordine, le parrocchie, le famiglie, le scuole. Se noi ci aspettiamo dall’esterno che qualcuno ci venga a dare quello che noi chiediamo, non ne usciremo. Mentre noi dobbiamo riaggregare accanto alle azioni educative. Tutti devono e possono fare la loro parte per migliorare la sicurezza nel quartiere ed evitare di ripiombare nella paura e nelle intimidazioni».

martedì 3 Aprile 2018

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