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Il '900 e la ricerca della modernità

Divisionismo e Avanguardia, non solo maestri in rassegna a Roma

Redazione ANSA ROMA

(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 21 FEB - Un viaggio nella pittura italiana dei primi quaranta anni del '900 che ripercorre il panorama artistico dalle suggestioni crepuscolari alle avanguardie, affronta la grande pagina del Futurismo dallo scossone degli esordi alle espressioni più mature e profonde, fino al periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale. Con "La ricerca della modernità. Opere dal Divisionismo al Futurismo", in programma dal 22 febbraio al 15 marzo, la Galleria Russo di Roma rende omaggio ai maggiori esponenti del '900 italiano in un percorso che attraversa quattro decadi cruciali per l' arte.
    La mostra si sviluppa a partire da quattro capolavori che preludono alla nascita del movimento di Marinetti: "Il cesellatore" (1905), ritratto di Duilio Cambellotti eseguito da Giacomo Balla, "l'Autoritratto con cappello" realizzato da Gino Severini nel 1904, "La falsa civiltà" di Duilio Cambellotti" (1905-1907) emblema della forza della denuncia sociale, e uno strepitoso "Controluce" di Umberto Boccioni, eseguito a matita nel 1910, esempio emblematico della poetica divisionista, proveniente dalla Collezione Guggenheim di Venezia e presente già nella collezione di Margherita Sarfatti.
    Oltre a Balla, di cui sono esposte Velocità su carta (1913) e lo scenografico Canto patriottico in Piazza di Siena (1915), Boccioni, del quale viene presentata una raccolta di rare tempere ed incisioni eseguite entro il 1907, Severini con la Natura morta davanti a una finestra del 1928, ed opere di Gerardo Dottori, Carlo Erba, Enrico Prampolini, Carlo Carrà, Antonio Marasco, Arnaldo Ginna, Thayaht. A testimoniare il successo delle avanguardie nei decenni successivi i lavori di Mino delle Site, Tato, Renato Di Bosso, Domenico Belli, Fortunato Depero, Julius Evola, Bruno Munari e Alfredo Ambrosi.
    La rassegna presenta inoltre artisti meno noti al grande pubblico, ma con un'importante risonanza nel panorama artistico di quegli anni: Alessandro Bruschetti, Osvaldo Peruzzi, Cesare Andreoni, Vladimiro Tulli e Leandra Angelucci Cominazzini. Il percorso culmina nell' esposizione di opere rilevanti, successive agli anni quaranta del secolo, come quelle di Gerardo Dottori, il grande maestro dell' aeropittura, a riprova del fascino esercitato dalle avanguardie nella storia della pittura secolo scorso.
    "Il Futurismo - scrive Fabio Benzi introducendo la mostra - vuole spingersi a coprire tutte le possibilità di intervento, invenzione, novità, con una bulimia centrifuga che irradia di sé il cinema e la poesia, il teatro e la musica, la pittura e la radio, la fotografia e l'architettura, la filosofia e la scultura, l'arredamento e la politica, il design e la scenografia, la cucina e la religione, a grafica e il giornalismo, la ceramica e la moda: e tutto ciò con avvedutezza, perspicuità sottile e profonda, con reale capacità innovativa e teorica, pensando sempre che l'universo intero si dovesse (come di fatto è successo) piegare alla novità estetica ed etica del futuro e della sua religione, il futurismo, propagata dal suo profeta Marinetti". Con la morte di quest'ultimo nel 1944, osserva Massimo Duranti presentando le opere, "i futuristi non appesero il pennello al chiodo, ma continuarono a dipingere, alcuni rinnovandosi radicalmente, altri reinterpretando il proprio linguaggio nell'ottica di una filosofia estetica che non ha termini temporali, seppure segua le tappe della storia".
   

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