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“Boys don’t cry”, migranti fotografi raccontano se stessi

“Boys don’t cry”, migranti fotografi raccontano se stessi

La mostra al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo dal 19 aprile

04 aprile 2019, 16:33

Redazione ANSA

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'Boys don 't cry ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Boys don 't cry ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
'Boys don 't cry ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Stimolare i giovani autori, che hanno lavorato in piena libertà, e suscitare nei ragazzi degli sguardi personali, critici e liberi, attraverso uno scambio emotivo e culturale". È stato questo l'obiettivo di “Boys don’t cry” la mostra, curata da Ludovica Anzaldi,  che si inaugura venerdì 19 aprile al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo diretto da Letizia Battaglia.

"Boys don’t cry", è il risultato di un progetto che ha coinvolto un gruppo di migranti ospiti del Centro d’accoglienza Asante di Palermo, in un workshop di educazione all’immagine e filmmaking condotto dalla stessa Anzaldi durante la scorsa estate. Un percorso lungo un mese, per sensibilizzare e stimolare il loro sguardo sulla realtà e imparare a esprimersi utilizzando il mezzo fotografico.

Durante il workshop ai ragazzi sono stati forniti gli strumenti creativi per imparare a costruire un lavoro foto/video e a comporre immagini per elaborare un racconto: il loro racconto personale.

“I ragazzi di Asante, di età compresa tra i 17 e il 23 anni- spiega Ansaldi in una nota -  hanno tutti provenienze diverse e abitano nel Centro d’accoglienza in attesa di quei documenti che potrebbero dargli una nuova possibilità di vita. I tempi posso anche essere lunghissimi. Da qui è nata l’idea di fare un piccolo workshop così che possano integrarsi attraverso l’apprendimento, la creazione, l’espressione di sé e la conoscenza del nostro paese. La narrazione è andata avanti unendo insieme momenti di lavoro nel centro accoglienza - dove i giovani autori hanno realizzato una serie di scatti utilizzando le tecniche principali del ritratto classico- con visite alla Biennale d’arte contemporanea Manifesta 12, importante occasione di conoscenza della città oltre che di confronto culturale con tematiche che li chiamano in causa direttamente".

In mostra sono esposti un corpus di fotografie a colori realizzate su pellicola medio formato (6x6) da Hamissa Dembélé, Mory Sangare, Fofana Abdoulaye, Buba Drammeh e Kaita Aboubacar con un Hasselblad 500 che ritraggono gli stessi ragazzi - o anche la loro assenza - utilizzando i pochissimi oggetti che possiedono (camicie, scarpe, le sedie delle loro camere, le riproduzioni dei dipinti nei corridoi del centro...) insieme a frutta e verdura acquistate nel vicino mercato di Ballarò; una proiezione di foto (pellicola in bianco e nero) realizzate durante le visite a Manifesta che offrono uno sguardo sulla città di Palermo, dai palazzi del centro storico all’Orto Botanico.  E infine due video sempre realizzati dai giovani migranti che documentano le fasi del progetto.  Accompagnano il percorso espositivo anche una serie di disegni a colori di Hamissa Dembélé in cui il giovane autore maliano reinterpreta i set fotografici.

Ludovica Anzaldi è nata a Roma da famiglia palermitana, vive e lavora a Parigi.  Il suo lavoro è orientato soprattutto sulla fotografia e il video: le sue immagini raccontano le declinazioni dell’essere umano nella sua complessità e quella parte della società - dalle donne agli stranieri - la cui voce ha avuto sempre poco spazio.

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