Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Stato-mafia, 25 anni di processi

Stato-mafia, 25 anni di processi

Nel volume di Grassi la 'bussola' per orientarsi tra le sentenze

ROMA, 07 giugno 2018, 18:41

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

C'è un filo che lega i rapporti fra Stato e mafia dalla Prima alla Seconda Repubblica ed emerge da sentenze definite in Cassazione. E ci sono verdetti che delineano quanto accaduto tra le due epoche, quando Tangentopoli scompaginò le carte. I 25 anni di indagini e processi e migliaia di atti giudiziari sono riassunti nel saggio "Commedianti.
    Andreotti, Berlusconi e la mafia" (122 pp., Epoké editore, 14 euro), scritto dal giornalista dell'ANSA Giampaolo Grassi. Il libro si snoda attraverso le sentenze a carico dell'uomo simbolo della Prima Repubblica, Giulio Andreotti, e di Marcello dell'Utri, braccio destro dell'uomo simbolo della Seconda Repubblica, Silvio Berlusconi. E si chiude con il verdetto di primo grado sulla trattativa Stato-mafia. "Sui rapporti fra Stato e mafia - è scritto nell'introduzione - è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Forse è utile riannodare le fila del discorso e, per orientarsi meglio in questo ginepraio, usare i punti cardinali individuati dalla magistratura".
    Il tutto partendo da un presupposto: "Anche i giudici - si avverte - prendono cantonate, anche nelle sentenze ci sono scritte delle sciocchezze e spesso i verdetti di oggi contraddicono quelli di ieri. Però il risultato di un procedimento giudiziario resta il punto finale di un lavoro a tutto tondo: i tribunali e le corti decidono dopo aver assistito al confronto fra l'accusa e la difesa, avendo dunque a disposizione tutte le carte distribuite durante la partita". La rilettura delle sentenze fornisce anche chiavi interpretative finora rimaste sotto traccia nella pubblicistica e in un dibattito pubblico spesso animato da innocentisti o colpevolisti a priori. Perché commedianti? "C'è un'ipotesi che si affaccia nelle sentenze di appello su Andreotti e su Dell'Utri: che fra i vertici di Cosa nostra e quelli istituzionali ci sia stata un'intesa continua, ma che spesso abbia assunto la forma del gioco delle parti. Cioè, che i mafiosi abbiano millantato coi politici e che i politici lo abbiano fatto coi mafiosi. Che gli uni abbiano fatto agli altri promesse che non intendevano o non potevano mantenere, e viceversa".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza