GIOSUE' CALACIURA, "IL TRAM DI NATALE (Sellerio, 107 pp., 10 euro).
Il tempo si è fatto storia da quando Giosuè Calaciura raccontò di una giovane nera arrivata su "una nave di ruggine", chiusa in una stiva dove "il buio della sua pelle si confondeva col buio delle altre pelli". Da "Sgobbo", il suo secondo romanzo pubblicato nel 2002, al recentissimo "Il tram di Natale" (passando per altri sei romanzi e numerosi racconti) lo scrittore consiglia all'opulento e sordo Occidente di svegliarsi dal torpore e smettere di giocare con la sofferenza degli altri.
Il tempo si è fatto storia, ma nulla è cambiato, se non in peggio.
Questo povero Natale - che appende all'albero redditi di cittadinanza, decreti sicurezza e s'illumina di spread - l'umanità di Calaciura lo trascorre sul tram 14 di una metropoli notturna, dove a ogni fermata sale un passeggero senza destinazione, a cominciare da un neonato che "odorava d'arancia", portato su da qualcuno e lasciato vicino alla cabina del conducente che lungo il tragitto s'interroga sulla "manodopera della povertà" che trasporta da un capolinea all'altro, e immagina di "spezzare le catene del percorso obbligato, la condanna dei binari".
Sul tram ci sono un cameriere dai piedi dolenti, un venditore d'ombrelli che scruta il cielo in cerca di nuvole che non arrivano, un migrante fuggito dalla guerra, un anziano ambulante, una prostituta nera che s'accompagna a un vedovo ignaro di sé, quasi una statua di cera, ed "è priva di qualsiasi sogno se non quello di saziarsi".
Poi arrivano due "Volontari della patria" che fanno la ronda ai fantasmi del fascismo, così minacciati da quest'esercito di disperati che ha pietà di un coniglio bianco, "sicuramente straniero". Anche stavolta un animale fa ingresso nelle pagine di Calaciura. Il coniglio, con cui il migrante William divide ogni giorno la sua unica carota, ricevendo in cambio affetto e fiducia, finirà arrosto per opera d'altri affamati.
A differenza di Dickens (in esergo è richiamato un brano del "Canto di Natale"), Calaciura non ha nessuno Scrooge da redimere né missioni da compiere, se non quella di fornirci, con un linguaggio preciso, la misura della nostra informata inconsapevolezza davanti agli orrori del mondo.
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