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Pensioni, lunedì l'incontro con il governo. Cgil: errate le stime del governo

La platea dei lavoratori da escludere dall'aumento dell'età di vecchiaia a 67 anni nel 2019 e il nuovo meccanismo di calcolo degli aumenti della speranza di vita a partire dal 2021: saranno questi i nodi principali del confronto fissato per lunedì a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Gli incontri tecnici che si sono tenuti questa settimana hanno registrato passi avanti nella discussione, ma i sindacati hanno ribadito che restano ancora distanze rilevanti. Mi pare che l'ipotesi che fino ad ora ha avanzato il governo, ha ribadito oggi Camusso, "sia del tutto insufficiente a delineare la scelta necessaria di ridare una prospettiva al sistema previdenziale". Uno dei temi più complicati resta quello delle categorie da tener fuori dall'incremento dell'età di vecchiaia e oggi la Cgil ha sottolineato che le stime presentate dal Governo riferite alle 15 categorie da salvaguardare sono "infondate". In pratica, spiega il segretario confederale Roberto Ghiselli, il numero di 15-20.000 lavoratori interessati allo stop all'aumento dell'età ipotizzato al tavolo sarebbe assolutamente sovrastimato dato che il Governo sta lavorando solo su ipotesi riguardanti i lavoratori dipendenti e la vecchiaia (non quindi le pensioni anticipate).

Le pensioni di vecchiaia liquidate ai lavoratori dipendenti nel 2016, infatti, sono state meno di 60.000 (48.515 ai dipendenti privati e 8.886 ai pubblici) dato che la maggior parte delle persone esce ancora dal lavoro con la pensione anticipata. E' assai improbabile che le categorie considerate (tra le quali edili, operai agricoli e infermieri impegnati su turni) coprano circa un terzo di questi assegni. La platea per lo stop all'aumento dell'età di vecchiaia è per Cgil, Cisl e Uil, assolutamente insufficiente ma i sindacati chiederanno al Governo di guardare anche alle pensioni anticipate. "Chiediamo al Governo - dice Ghiselli - anche un stop all'aumento degli anni di contributi necessari per la pensione anticipata. Nel 2019 arriverebbero per gli uomini a 43 anni e tre mesi, davvero troppi". Su questa linea sono anche la Cisl e la Uil. "Chiediamo un incremento della platea - afferma il segretario confederale Uil Domenico Proietti - e l'inclusione nello stop dei mesi supplementari per il raggiungimento della pensione anticipata". "Il Governo rifletta bene sulle nostre proposte - sottolinea il segretario confederale della Cisl Gigi Petteni - e sul grande senso di responsabilità che abbiamo messo in questo confronto. Ci dia risposte adeguate". L'altro nodo del confronto è quello del meccanismo di calcolo sulla speranza di vita alla quale è legato l'adeguamento dell'età pensionabile.

Dal 2021 lo scatto diventa biennale e l'ipotesi del Governo è di passare da una sottrazione netta (speranza di vita a 65 anni nell'anno finale contro quello dell'anno iniziale) a una media del biennio considerato contro quello precedente (il 2018-2019 sarà confrontato con il 2016-2017). Lo scalino dovrebbe essere ammorbidito anche perché, a differenza di adesso, si considereranno anche i cali della speranza di vita (ma si utilizzeranno in questo caso nel biennio successivo, quindi nel 2023-24) Sul tavolo inoltre resta la richiesta del sindacato di prorogare l'Ape al 2019 chiarendo i criteri per l'accesso in modo che la platea sia più ampia di quella che ha potuto avere una risposta positiva fino ad ora.

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