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Centrodestra tesse tela per presidenze delle Camere

Centrodestra tesse tela per presidenze delle Camere

Romani o Calderoli in pole; ma Berlusconi punterebbe su Gelmini e Bernini

11 marzo 2018, 12:22

Redazione ANSA

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Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un confronto con Pd e Movimento Cinque Stelle sulle presidenze dei due rami del Parlamento. Continua ad essere questo l'amo che il centrodestra ha intenzione di gettare alle altre forze politiche per tastare il terreno di una possibile alleanza che parta dagli scranni più alti del Parlamento per trasformarsi in un'intesa di governo.

Percorso non facile non solo perché le ambizioni di Matteo Salvini sono le stesse di Luigi di Maio ma perché ad incidere sarà soprattutto l'atteggiamento del Partito Democratico a cui il centrodestra ed il Movimento Cinque Stelle guardano con molta attenzione.

L'idea che circola dentro Fi è che almeno per il momento vengano confermati i capigruppo uscenti, Renato Brunetta e Paolo Romani anche se c'è chi sostiene che l'ex premier vorrebbe che a presiedere i due gruppi siano Mariastella Gelmini alla Camera e Anna Maria Bernini a palazzo Madama. Al Senato infatti l'attuale presidente dei senatori azzurri sarebbe uno dei due nomi in pole (l'atro è quello di Roberto Calderoli) che il centrodestra potrebbe mettere sul tavolo in un eventuale trattativa. Romani avrebbe dalla sua il sostegno del Pd ma per essere eletto occorre comunque il placet o della Lega o del Movimento Cinque Stelle perché in un eventuale ballottaggio Pd e Forza Italia non avrebbero i numeri per sostenere un loro candidato. Diverso invece il quadro alla Camera dove a spuntarla sarebbe il Movimento Cinque Stelle. Difficile dare per scontato che la scelta dei due presidenti possa essere la premessa ad un accordo di governo. Oltre ai paletti di Salvini, ad alzare un altro muro è Giorgia Meloni. La leader di Fdi è pronta condizionare con i suoi 50 parlamentari la nascita di un governo che non rispecchi il mandato elettorale.

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