Le parole del segretario Matteo Renzi
a proposito delle dimissioni convocando un'assemblea per aprire
la fase congressuale solo al termine dell' insediamento del
Parlamento e della Formazione del governo, scatenano forti
contrasti all'interno del Pd. Il primo è il capogruppo Pd Luigi
Zanda, che afferma che "le dimissioni di un leader o si danno o
non si danno. Quando si decide, si danno senza manovre". Sulla
stessa linea, la ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna
Finocchiaro per la quale annunciare le dimissioni "e non darle"
è "in contrasto con il senso di responsabilità, lealtà e
chiarezza dovuti a partito, militanti, elettori"; con loro anche
Nicola Latorre e Gianni Cuperlo. "Renzi ambiguo, subito la
parola agli iscritti", è la posizione del leader di minoranza
Andrea Orlando. A difendere Renzi, Michele Anzaldi, e Anna
Ascani, che accusa Zanda di "volere inciuci o candidarsi
segretario". Le dimissioni sono verissime, lunedì c'è la
Direzione del Pd, assicura il coordinatore Lorenzo Guerini.
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