Violenze sessuali alla moglie incinta contro il parere del medico e sotto ricatto ("non avrebbe più speso soldi" per il cibo), ma anche botte al figlio con cinghia e bastone "perché in Marocco, in moschea, si fa così": con queste accuse un uomo marocchino di 33 anni è stato condannato a 9 anni di reclusione dal tribunale di Aosta, che ha accolto la richiesta del pm Luca Ceccanti.
I giudici (presidente del collegio Eugenio Gramola) hanno inoltre disposto un risarcimento di 15 mila euro nei confronti della donna, parte civile con l'avvocato Stefano Marchesini. L'imputato, assistito dall'avvocato Antonio Foti, era accusato di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia.
I fatti nel 2017, con il trasferimento della coppia in un comune vicino ad Aosta: il pm ha parlato di "quotidiano svilimento della persona offesa" e "continua manifestazione di denigrazione e disprezzo, sin da subito divenuto stillicidio di minacce e violenze fisiche prima e sessuali dopo". Accuse respinte dalla difesa.