(di Olga Piscitelli)
(ANSAmed) - RABAT, 26 SET - Una ragazza morta e tre feriti. È
questo il bilancio della sparatoria nelle acque del
Mediterraneo, al largo di M'ndiq. La nave della Marina che,
martedì 25 settembre, ha aperto il fuoco contro un barcone di
migranti scuote l'opinione pubblica. Non si ricorda un incidente
simile. Attoniti per la reazione che, il giorno dopo, molti
considerano "sproporzionata", in Marocco lo choc è grande anche
perché su quell'imbarcazione di fortuna c'erano solo
connazionali. Abituati al passaggio di subsahariani, i
marocchini affrontano, per la prima volta sotto i riflettori, la
verità che ben conoscono: si scappa anche dal loro paese.
I quotidiani, per lo più di proprietà del re, restano divisi:
la maggior parte pubblica la versione ufficiale dell'incidente,
suffragata dal comunicato della prefettura di M'Ndiq:
l'imbarcazione guidata da un cittadino spagnolo non si sarebbe
fermata all'alt, intimato più volte dai militari. Di qui la
sparatoria.
Le voci 'contro' dell'informazione marocchina, invece,
sollevano interrogativi sulla vicenda, ma preferiscono affidare
ai social le testimonianze raccolte in diretta. L'identità della
vittima è diffusa via Facebook: studentessa di legge alla
facoltà di Martil, poco lontano da Tangeri, Hayat B. aveva 20
anni, era originaria di Tetouan. Tre altri marocchini, Lahabib
di 26 anni, Hamza di 25 e Mouad di 32 sono rimasti feriti e sono
ricoverati nell'ospedale di M'diq.
Di fronte all'aumento dei flussi migratori, la Marina reale
ha intensificato i controlli e serrato i ranghi: le autorità
spiegano che il barcone "non era chiaramente visibile e
riconoscibile", riferiscono che lo spagnolo che lo guidava è
stato arrestato e che pende un'inchiesta per capire anche come
mai avesse messo a disposizione il natante.
La polizia controlla gli ingressi con barriere all'entrata
delle città del Nord, da Tangeri a Tetouan, dove la costa
spagnola è più facilmente raggiungibile e dove di notte, sulle
spiagge dei turisti si affollano gli 'harraga', i giovani
disposti a tutto pur di entrare in Europa. Il viaggio può
costare dai 3 mila agli 8 mila euro, a seconda delle difficoltà.
Si parte con ogni mezzo, persino la moto d'acqua. Le
imbarcazioni aspettano che il mare sia calmo e che il passaggio
di petroliere, cargo e grandi navi da crociera crei una sorta di
percorso ad ostacoli per rendere impossibile l'inseguimento.
L'approdo sulla costa spagnola è riservato ai più fortunati, gli
altri vengono catapultati in acqua, a qualche miglio dalla
terra, anche se non sanno nuotare.
Gli organizzatori del tour della speranza mettono a
disposizione le baracche dei pescatori sulle spiagge, per
passare le notti fino a che arriva la condizione ideale per la
partenza, ma con i soldi prendono anche i documenti e i
telefonini. In pochi rinunciano. E sono quelli che, rientrati a
casa, raccontano il pericolo, il rischio, la fatica. Tutto
inutile. Chi riesce a farcela, appena può posta sui social la
sua testimonianza in forma di tutorial, per incoraggiare i
"fratelli" a fare altrettanto.
In questi giorni il Marocco ha rimpatriato 40 migranti
irregolari dall'aeroporto di Tangeri e di Casablanca, verso
Abidjan, in Costa d'Avorio, e ha avviato una collaborazione con
le rappresentanze diplomatiche di numerosi paesi africani per
riportare a casa i sans-papier. (ANSAmed)
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