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Scontri in Cisgiordania. Domani vertice Paesi islamici in Turchia

Jihad ammette, 'incidente' morte due miliziani a Gaza, non raid

12 dicembre, 20:41

GAZA - Nuova giornata di scontri e tensione sulla dichiarazione di trump su Gerusalemme capitale di Israele. Scontri sono continuati in Cisgiordania per tutto il giorno. Mentre la morte di due miliziani della Jihad islamica nel nord della Strscia di Gaza, che inizialmente fonti palestinesi e anche media israeliani avevano attribuito all'attacco di un drone di Israele, negato dai militari dello stato ebraico, è stato attribuito a una "azione jihadista" e non ad un attacco, come ha ammesso la stessa ala militare dell'organizzazione palestinese.

Ma in Cisgiordania intanto scontri tra manifestanti palestinesi ed esercito israeliano sono segnalati a Betlemme e nel campo profughi di Arrub, nel sud, verso Hebron. Lo riporta l'agenzia ufficiale palestinese Wafa secondo cui "durante una manifestazione di protesta nel nord di Betlemme sono stati lanciati dai soldati israeliani lacrimogeni". Manifestazione studentesca anche nel campo profughi di Arrub, dove gli scontri sono cominciati all'ingresso del luogo ed anche in questo caso sono "stati lanciati gas lacrimogeni". L'agenzia Maan riporta scontri a Gaza nei pressi della linea di demarcazione e cita il ministero della Sanità locale secondo cui "4 giovani sono stati feriti da colpi di arma da fuoco israeliani". Incidenti sarebbero in corso, secondo i media, anche nel campus universitario di Tulkarem.

I rappresentanti di alcuni Paesi arabi all'Onu hanno preparato una bozza di risoluzione che condanna la decisione del presidente americano Donald Trump su Gerusalemme. Lo confermano all'ANSA fonti diplomatiche del Consiglio di Sicurezza, a cui e' stato inviato il testo. Le medesime fonti, tuttavia, precisano che la mossa rischia di radicalizzare il dibattito, e ha già incontrato resistenza anche tra i Paesi occidentali che hanno espresso disaccordo per la decisione di Trump.  Il testo - si spiega nei corridoi del Palazzo di Vetro - non ha possibilità di passare al Consiglio di Sicurezza Onu, innanzitutto per lo scontato veto degli Stati Uniti.

ma intanto capi di stato e di governo e alti rappresentanti politici di 57 Paesi musulmani sono attesi domani a Istanbul per un vertice straordinario dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), convocato dalla Turchia come presidente di turno per formulare un "messaggio forte" in risposta al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Donald Trump. A presiedere i lavori sarà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che nei giorni scorsi è stato tra i leader più duri contro Trump e Netanyahu, definendo Israele uno "stato terrorista e assassino di bambini" e accusando Washington di essere diventata complice nei suoi "spargimenti di sangue".
A Istanbul giungeranno 22 capi di stato e di governo, tra cui il presidente palestinese Abu Mazen, il re di Giordania Abdallah II e il presidente iraniano Hassan Rohani. Egitto, Emirati Arabi e Marocco saranno rappresentati a livello di ministri degli Esteri, mentre l'Arabia Saudita sarà presente con il ministro per gli Affari Islamici, Saleh bin Abdulaziz al Alshaikh.
I membri dell'Oic, che rappresentano 1,6 miliardi di musulmani nel mondo, giungono al summit con una posizione unanime di condanna, ma con sfumature diverse. "Sembra che alcuni Paesi arabi evitino di sfidare Trump" perché "gli fa paura", ha detto oggi il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, che tuttavia prevede che dal vertice esca un "messaggio forte", che comprenda anche la richiesta a tutta la
comunità internazionale di riconoscere la Palestina come Stato.

Oggi è anche emerso che più del 90% di palestinesi guarda al riconoscimento Usa di Gerusalemme capitale di Israele come "una minaccia agli interessi" nazionali e un 44% chiede "una forte risposta", incluso il ritorno "ad un Intifada armata". Una forte maggioranza non crede alle intenzioni di pace di Trump né degli alleati arabi degli Usa e il 70% chiede le dimissioni del presidente Abu Mazen. Lo rivela un sondaggio del Centro di ricerche palestinese Psr condotto in Cisgiordania e a Gaza tra il 7 (giorno successivo all'annuncio di Trump) e il 10 dicembre scorsi.

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