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ros arresto 610Scontri tra famiglie: “Fino a che non ci sono morti ci si parla”
di AMDuemila - Video
"Abbiamo giocato d'anticipo, impedendo la commissione di gravi reati" ha dichiarato il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Per questo è scattata l’operazione “Chaos” contro la famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, che ha portato all’arresto di 24 persone compreso il presunto attuale reggente della famiglia di Cosa nostra: Antonio Tomasello, di 51 anni. Ad altri sei indagati il provvedimento del Gip, emesso su richiesta della Dda della Procura, è stato notificato in carcere perché già detenuti mentre per un soggetto sono stati disposti i domiciliari.
L'indagine ha fatto luce su estorsioni, consumate e tentate anche con atti intimidatori, ai danni di imprenditori. Contestati anche un sequestro di persona e l'uso e la detenzione di armi. L'inchiesta, su indagini dei carabinieri del Ros di Catania, coordinata dalla Dda della Procura etnea, ha permesso di ricostruire le dinamiche e le gerarchie e i componenti di diversi gruppi dal clan che operano nei diversi rioni del capoluogo etneo e di quelli alleati.
Gli arresti sono stati disposti dal Gip su richiesta del gruppo della Dda coordinato dall'aggiunto Francesco Puleio, ed eseguiti dai carabinieri del Ros di Catania in collaborazione con militari territoriali del comando provinciale etneo e di Siracusa. Le indagini, spiega il vice comandante generale operativo del Ros, il colonnello Giancarlo Scafuri, "sono state efficienti ed efficaci" grazie "alla grande sinergia tra le due squadre in campo: i carabinieri e la Procura". Per il comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Raffaele Covetti, è "l'ennesima dimostrazione che le Istituzioni ci sono e funzionano a difesa del cittadino". Per dirla con l'aggiunto Puleio, che ha coordinato il lavoro dei Pm Raffaella Vinciguerra e Marco Bisogni, utilizzando una metafora calcistica "la risposta è stata immediata perché abbiamo scelto di giocare in attacco e non in difesa". Il perché lo spiega il maggiore Antonio Parillo, comandante del Ros di Catania: "C'era aria di contrasti tra gruppi vicini e rivali".



Le indagini hanno permesso di ricostruire i gruppi legati alla famiglia, ma anche i contrasti nati nella spartizione del territorio da controllare culminato con un'aggressione ad Alfio Davide Coco, responsabile del gruppo della Stazione, da parte del clan Mazzei. Al vertice del clan, secondo l'accusa, c'era Antonio Tomaselli, 51 anni, ritenuto legato a Enzo Santapaola e Aldo Ercolano. Le indagini lo indicano come l'attuale reggente dei vari gruppi della città, decapitati dalle operazioni Kronos e dall'attuale Chaos, e di clan alleati o rivali. Che parlavano tra loro direttamente fissando appuntamenti con dei telefonini con sim intestate a terze persone, anche incolpevoli prestanomi, che venivano utilizzate come se fosse una rete di 'citofoni'.
I contrasti tra le famiglie sembrano crescere, tanto da rendere necessario un summit, intercettato dall'Arma. "Questa situazione - spiegano i 'santapaoliani al tavolo con i vertici deqli altri clan e gruppi - si deve fermare.. noialtri non ci siamo permessi, mai, a fare queste cose fra noialtri... ci sediamo e la discutiamo civilmente... fino a quando non ci sono morti e cose... e questo dobbiamo evitare...". Quindi, sottolinea il 'portavoce' parlando con i Mazzei, "questo problema che è anche in casa vostra lo dobbiamo risolvere...". E non esitano a citare l'omicidio di 'pulizia interna' di Angelo Santapola, ucciso dal suo stesso clan perché "non rispettava le regole". "La nostra storia - sottolinea il 'portavoce' intercettato dai carabinieri del Ros - dimostra che noi abbiamo avuto dei problemi dentro casa nostra e noi stessi li abbiamo risolti... Quando noialtri abbiamo avuto Angelo e 'mbare (amico mio, ndr), Angelo ha pagato per tutti gli sbagli che ha fatto! E si chiamava Santapaola, non si chiamava con un altro cognome… questo, per farti capire... perché quando muore un Santapaola… viri ca fa sgrusciu (Fa rumore, ndr)... e questi - chiosa il 'portavoce' - sono gli esempi che abbiamo dato per gli sbagli che ha fatto". Colloqui che hanno accelerato indagini e dato maggiore velocità all'inchiesta della Procura di Catania.

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