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20180410 auto bomba vibo c ansaE' accaduto in Calabria, vittima era stato candidato a comunali
di AMDuemila
Erano circa le quindici quando un boato si è diffuso a Cervaloro, nei pressi di Limbadi, nel cuore dell’entroterra vibonese. In un primo tempo si era pensato all'esplosione di una bombola gpl e quindi ad una disgrazia. Poi, l'approfondimento delle indagini ha fatto emergere qualcosa di diverso e ben più grave. A scoppiare, infatti, è stata l’auto su cui viaggiavano Matteo Vinci, di 42 anni, ed il padre Francesco, di 70, e a provocarlo è stato un ordigno. Nell'esplosione Matteo Vinci è morto sul colpo, mentre il padre è rimasto ferito in modo grave ed è stato ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale di Vibo Valentia.
La vettura su cui viaggiavano i due (una Ford Fiesta) è stata praticamente sventrata dall'esplosione. Le prime persone giunte sul posto, richiamate dallo scoppio, hanno provato a soccorrere i due, ma per Matteo Vinci non c'era più niente da fare.
Si tratta di un attentato, dunque, compiuto con una tecnica criminale che immediatamente fa pensare alla ‘Ndrangheta.
Sul posto, per il coordinamento delle indagini, sono giunti il pm di turno della Procura della Repubblica di Vibo Valentia ed un magistrato della Procura antimafia di Catanzaro. Gli artificieri dei carabinieri hanno effettuato gli accertamenti tecnici per verificare dinamica e cause dell'esplosione. L'ordigno ad alto potenziale era stato collocato, secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, sotto la vettura e lo scoppio potrebbe essere stato azionato con un radiocomando. Una tecnica criminale di spessore elevato per eliminare due persone che non pare fossero legate ad ambienti mafiosi importanti.
Come mai l’organizzazione criminale calabrese ha deciso di colpire con una modalità simile? E quale logica si nasconde dietro una tale azione? Sono queste alcune delle domande a cui gli investigatori dovranno cercare di dare una risposta. Storicamente Limbadi è uno dei centri a più alta densità mafiosa della provincia di Vibo Valentia e dell'intera Calabria, regno incontrastato da sempre della cosca Mancuso, uno dei gruppi storici della criminalità organizzata calabrese. Al momento, però, non ci sono prove di un coinvolgimento di questa famiglia. Intanto ieri il prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, ha convocato d'urgenza il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto sulle indagini. Si cerca di capire quale dei due Vinci fosse l’obiettivo dell’attentato. Proprio Francesco Vinci, in passato, era già stato vittima di un agguato.
Matteo Vinci fino a poco tempo addietro aveva fatto il rappresentante di medicinali e nelle ultime elezioni comunali si era candidato con la lista "Limbadi libera e democratica". Al momento, però, non ci sono ancora piste precise per comprendere quanto è accaduto.

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