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Presenti il ministro Minniti ed il Capo della Polizia Gabrielli
di Aaron Pettinari - Foto
Raffaele e Calogero Ganci, Pietro Aglieri, Gaspare Spatuzza, Vito Vitale, Bernardo Provenzano, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Domenico Raccuglia e Gianni Nicchi. Boss di Cosa Nostra, alcuni diventati poi collaboratori di giustizia, finiti in manette grazie all’opera della squadra investigativa della Squadra Mobile di Palermo nel dopo stragi. Colpi inferti alla Cupola siciliana in quella lotta che ha visto tanti uomini, di Stato e non, impegnati al “fronte” di Palermo in quella che più volte è stata definita come una battaglia per la democrazia ma anche rendere onore alle tante, troppe, vittime che hanno insanguinato il Paese. Le immagini di quegli arresti sono state proiettate oggi durante l’evento di celebrazione degli ultimi 25 anni di attività della squadra mobile di Palermo ed indubbiamente rappresentano una sorta di riscatto. Anche se resta il retrogusto amaro di una verità, su quegli anni bui delle stragi, ancora non completamente svelata. "Qui si è giocato un pezzo di storia della democrazia - ha dichiarato il Ministro dell’Interno Marco Minniti - C’è stato un tentativo forte, radicato da parte di Cosa Nostra di sovvertire le istituzioni democratiche di questo paese". Secondo Minniti "non abbiamo sconfitto la mafia ma sono stati fatti molti passi avanti. La mafia stragista è stata sconfitta. I componenti della Cupola sono finiti in carcere. Toto Riina è morto ed è morto al 41 bis, come è giusto che fosse, e non perché la democrazia sia vendetta, ma perché non può dimenticare il cuore della parola giustizia".
grasso bolzoni busto cassaraIl ministro dell’Interno ha voluto sottolineare l’impegno che, nonostante tutto, è stato portato avanti contro terrorismo e mafie. "Li metto sullo stesso piano - ha detto, riferendosi all'operazione di Napoli -. L'Italia ha combattuto il terrorismo internazionale senza abbassare il livello di contrasto alle mafie. Non era una cosa semplice. Sono due nemici mortali con i quali non è possibile alcun tipo di mediazione e di contenimento. Due nemici mortali e come tali li abbiamo affrontati in questi anni".
Oltre a Minniti è intervenuto anche il capo della polizia Franco Gabrielli: “In questi anni dalle macerie si è sviluppata una pianta forte perché qui è passata la storia di questa città, ma anche di un impegno, di una dedizione e di una abnegazione eccezionali. Una storia non solo di successi e forse più di amarezze, delusioni e sconfitte, ma c’era la consapevolezza di stare dalla parte giusta. Ed anche una commemorazione come quella di oggi, scoprendo un busto ed una targa, va oltre la semplice ritualità”.
Nel corso della cerimonia, infatti, è stato anche scoperto un busto in bronzo, realizzato dal maestro Giacomo Rizzo docente di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo, in memoria del vice questore aggiunto della polizia di Stato Antonino Cassarà, che ha diretto la sezione investigativa di quell'ufficio dal 3 maggio 1980 al 6 agosto 1985 quando è stato ucciso da killer mafiosi. Poi in Questura verrà dedicata una sala al compianto primo dirigente della polizia di Stato Mario Bignone, che ha prestato servizio presso la Squadra Mobile di Palermo dal 25 novembre 2002, assumendo la direzione della sezione "Catturandi" dal 6 febbraio 2008 fino al 21 luglio 2010, giorno in cui a causa di una grave malattia è morto.
minniti grasso busto cassaraPresenti anche i familiari di Cassarà e degli altri poliziotti caduti (da Boris Giuliano a Calogero Zucchetto, da Silvio Corrao a Filadelfio Aparo, da Lenin Mancuso a Natale Mondo e Gaetano Cappiello). Il questore Renato Cortese - che nel 2006 era alla guida del gruppo che catturò Provenzano dopo 43 anni di latitanza - ha voluto ricordare come proprio la Squadra mobile sia “la casa di tutti. Una casa in cui abbiamo vinto e perso. Abbiamo pianto, di gioia e di dolore. Ogni singola operazione è stata un mattone con cui abbiamo costruito questa casa, celebrato dall’orgoglio di appartenenza e lo abbiamo fatto per coloro che hanno percorso la strada prima di noi. Uomini giusti ch e hanno pagato con il sacrificio della vita la necessità di riaffermare i valori dell’etica, del servizio per le istituzioni che, nonostante le stragi e le morti innocenti, nessuna mafia potrà mai cancellare”. Alla cerimonia erano anche presenti tutti i dirigenti e i funzionari che si sono succeduti negli ultimi 25 anni.

Foto © ACFB

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