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clocharddi Eduardo Godoy
L'osservatorio del Debito Sociale dell'UCA (Università Cattolica Argentina), ha pubblicato un rapporto sull'indice di povertà corrispondente all'ultimo trimestre dell'anno. Il risultato è da quanto è emerso il 33,6% un terzo della popolazione argentina è povero, 13 milioni di persone. Ciò indica che circa 2,2 milioni si sono impoveriti negli ultimi anni.
Ci avviciniamo agli indici storici più elevati dopo la crisi del 2001/2002. La povertà nella seconda metà del 2003 aveva raggiunto il 58,2% della popolazione. Più della metà della popolazione argentina.
Proprio come quanto accaduto circa due decenni fa, l'incremento attuale è il risultato di un'inflazione del 48,5% annua, un crollo del salario reale del 22%, la svalutazione di oltre il 100% del peso argentino, la distruzione di fonti di impiego pubblico e privato, tra molti altri aspetti. La cosa curiosa è che sono state le politiche promosse dallo Stato o lo stesso Stato lo strumento esecutore di queste misure.
Un adeguamento "necessario" per accedere al credito del Fondo Monetario Internazionale. Ancora una volta, questa banca mondiale gioca un ruolo da protagonista nella dirigenza politico locale, nella storia delle crisi argentine. Il prestito sollecitato dal governo di Macri non verrà destinato ad investimenti per lo sviluppo del nostro paese, ma andrà ad alimentare una bestia finanziaria che crea debito e che si nutre degli interessi che il debito stesso genera.
Indipendentemente dalla classe politica di turno, la povertà in questo paese è una costante. Questo numero che non scende mai dalla doppia cifra è il riflesso del fallimento della politica argentina. O un successo se considerato dal punto di vista dei grandi gruppi economici locali ed internazionali, gli unici beneficiari ed autori intellettuali, in complicità con una classe politica in preda alla corruzione, del colossale saccheggio delle ricchezze di questo paese. Queste imprese sfruttano le necessità facendone un affare come si può ben osservare dall’aumento esponenziale del costo del trasporto pubblico, delle tariffe dell’acqua, gas ed elettricità, che fanno registrare un drastico incremento del 3008 % negli ultimi 3 anni.
Possiamo citare come uno dei vincitori del "fallimento" del neoliberalismo selvaggio, l’imprenditore Marcelo Mindlin. Proprietario del gruppo Pampa Energia, fornitrice e trasportatrice di energia nel paese, socio dell'investitore straniero Joe Lewis (Il maggiore azionista privato di Edenor), sì, quell'imprenditore inglese che in Patagonia si impandronì di un intero lago, amico del presidente Mauricio Macri.
Mindlin, soprannominato “Il Lázaro Báez di questa gestione”, possiede azioni nelle principali imprese fornitrici di energia che fanno capo a Pampa Energia. Questa società, secondo Forbes, occupava uno dei primi posti delle imprese più quotate dell'Argentina nell'anno 2017. Tutte le misure adottate dal governo favorirono direttamente questo gruppo economico capitanato da Mindlin e non è un caso che la maggior parte dei membri del governo possieda azioni in queste imprese. I guadagni record di queste aziende, non si riflettono nella qualità del servizio, né nel calo dei costi per gli utenti.
Sembra che la storia si ripeta ancora una volta, la macchina neoliberale avviata agli inizi degli anni 70 per mano di USA e Inghilterra, si afferma nuovamente, ma questa volta, non è imposta attraverso una sanguinante dittatura bensì per mezzo dei voti.
Questo meccanismo ha creato una bestia che, a nome del libero mercato, è deindustrializzante ed indebitatrice per natura, due fattori che non solo compromettono l'indipendenza e lo sviluppo di qualunque paese, ma intensificano la povertà ed incrementano la disuguaglianza.
In nome del libero mercato, la classe media è in estinzione, i poveri sono più poveri ed i ricchi più ricchi, però in questo nuovo contesto i poveri rappresentano la maggioranza. Con queste condizioni sembra che siamo arretrati di secoli di storia e siamo ritornati al feudalesimo. Ci sono tutte le condizioni per una nuova protesta sociale o un'autentica rivoluzione; senza dubbio questo non avviene o almeno non come dovrebbe, giacché la società è anestetizzata.
Viviamo in una società distratta e manipolata dai grandi mezzi di comunicazione.
Non molto tempo fa sono stati resi noti i numeri del debito mondiale che non ha mai raggiunto livelli così alti nella storia dell'umanità: 187 bilioni di dollari. Un debito che sta spingendo il mondo verso una nuova guerra mondiale, perché il sistema economico è insostenibile. Chi pagherà questo debito? Ogni bambino che nasce ha già un debito di migliaia di dollari e ciò compromette seriamente il loro futuro.

bimbo sulla ferrovia

Questo debito, come ripete instancabilmente Nora Cortiñas, è illegittimo. Non lo pagherà il settore più ricco, ma il più vulnerabile, i poveri. Lo pagheranno con miseria, fame e morte, come purtroppo accade in tutte le crisi.
Le cifre sono ancora più allarmanti se osserviamo i dati forniti dall'Unicef. Secondo questa ONG, il 48% dei bambini in Argentina vive nella povertà. Circa 6,5 milioni di bambini non hanno una casa, hanno problemi di salute, non hanno un'istruzione e sono malnutriti. Giorno per giorno vedono diminuire le loro possibilità di uscire da quella situazione e vengono trascinati nel lavoro infantile, la tossicodipendenza e la delinquenza.
Il governo, non solo non sta offrendo loro delle opportunità, ma al contrario sta incrementando le condizioni affinché la povertà rimanga tale.
L'approvazione dell'ultimo “codigo Contravencional” a Buenos Aires legalizza la criminalizzazione del lavoro informale di persone che non hanno un altro mezzo di sussistenza. In un contesto di crisi che spinge sempre più persone ad arrangiarsi in quel modo, per riuscire a portare un piatto di cibo a casa.
L'obiettivo di deficit zero del governo per il 2019 ci avverte in anticipo che va avanti il brutale adeguamento e le sue conseguenze.
C’è da chiedersi solo: Chi trae vantaggio da tutto questo? Alcuni stanno facendo della povertà e dell'ingiustizia un business. C'è una minoranza che, anche se esplode una crisi, non solo mantiene la sua condizione, ma per di più, con ciascuna di esse, l’accresce esponenzialmente.
Mentre si discute chi saranno i prossimi candidati per le elezioni del 2019, la cruda realtà è lì fuori, tra le mura che separano i quartieri privati di un lusso smisurato, dai quartieri degradati che crescono sempre di più. Dimostrazione del fatto che quelli che soffrono le conseguenze delle decisioni che favoriscono un pugno di corporazioni sono sempre in aumento.
Viviamo in un mondo di disuguaglianza e polarizzazione estrema. La ricchezza non è mai stata concentrata nelle mani di così poche persone. Qualcosa non va e molti lo sanno, chi non fa niente è ossequente al potere. Chi sa e fa qualcosa ha la responsabilità dell'insieme dell'intera società e deve evitare che i dirigenti prendano decisioni arbitrarie, a danno di tutti.
I diritti non si negano, né si aspettano, si esercitano.

Foto de Portada: www.motoreconomico.com
Foto 2: www.empresarioweb.comar

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