L'antico splendore di Catania

di Lucia Grippo
L’ archeologia a Catania: i monumenti di Catania con guida e mappa dei resti archeologici di Catania per un viaggio culturale nella città della Sicilia orientale

Il teatro antico di CataniaAi piedi dell’Etna, l’antica fucina di Vulcano, tra il II e il III sec. d.C., sorgeva la maestosa Catìna, fondata nel VIII sec. a.C. dai Calcidesi.
Compresa tra l’anfiteatro a nord e il circo a sud, questa perla dello Jonio ci regala, ad oltre venti secoli di distanza, preziose testimonianze del suo passato glorioso.
Verso la fine degli anni 50 hanno preso il via gli scavi che hanno riportato alla luce delle necropoli antichissime, risalenti a tre epoche diverse databili tra la fine del IV e l’inizio del II sec. a.C.. Nel febbraio 2004 sono state trovare quattro tombe dell’età del Bronzo a Caltagirone (c\da Magazzinazzo). Tre tombe sono scavate nella roccia e sono classificate come “ a grotticella artificiale “ e la quarta è del tipo “ a cassa antica”. La necropoli più stratificata la troviamo dove un tempo si celebravano i culti di Zeus e degli altri dei nell’acropoli della città greca, divenuta poi monastero dei Benedettini e in seguito sede universitaria.
In quest’area c’è una necropoli, in cui sono presenti testimonianze che datano dall’epoca greca arcaica, la quale tra le altre cose ci ha regalato anche alcuni frammenti di ceramica, risalenti ai secoli XII - XI a.C., e due frammenti di coppe attribuibili all’epoca corinzia del tipo Thapsos, e poi ancora pavimenti in mosaico e una statuetta di Cerere, resti di uno stabilimento termale e di un acquedotto, colonne in terracotta. Si trovano inoltre manufatti di epoca ellenistica e romana, durante la quale Catania conobbe il massimo splendore.
La città, celebrata anche da Virgilio (“Etna”), era divisa in due parti: quella alta, situata sulla collina, e quella bassa; le necropoli (soprattutto quelle romane e greche) sorgevano fuori delle mura cittadine: infatti, a nord si poteva ammirare l’anfiteatro, a sud il circo mentre a nord, sud e ovest, addossate alle mura cittadine, avevano la loro sede le necropoli della città, impostata su due assi ortogonali (il cardo e il decumano) attorno a cui sorgevano gli edifici pubblici.
Il Foro cittadino si trovava probabilmente sull’agorà greca, nel cortile di san Pantaleone, mentre in via della Rotonda e in piazza Dante sorgono ancora adesso complessi termali e in via Vittorio Emanuele hanno sede il Teatro Antico e il vicino Odeon. Nelle attuali via Etnea, via Ipogeo, via Sant’Euplio e nella parte meridionale di piazza Santa Maria Di Gesù sorgevano le necropoli, costituite da camere intercomunicanti e contenenti sarcofagi di terracotta o marmo con coperchi a spioventi realizzati con lo stesso materiale.
A piazza del Borgo, nel palazzo Bonaiuto, nel Giardino dei Minoriti e nella piazza di Nuovaluce sono state reperite cinque nicchie per sarcofagi, site in un vano ottagonale, ed altri sarcofagi sormontati da tre volte sovrapposte facenti parte di un ordine unico.
I Romani avevano un forte senso del culto della morte: ciò ci è stato rivelato dai numerosi ritrovamenti sepolcrali; credevano che la tomba fosse una sorta di luogo in cui il defunto poteva incontrare i suoi cari, e perciò curavano ogni singolo dettaglio, anche il criterio di sepoltura (ne ritroviamo due: inumazione e cremazione).
Dal IV sec. a.C. al II sec. d.C. si verifica una vastissima diffusione di colombari, aventi una serie di sovrapposizione di file che contenevano nicchie in cui venivano collocate le urne (da 1 a 4), spesso appartenenti ad una sola famiglia.
La cremazione veniva effettuata nel luogo di sepoltura delle ceneri o in un luogo adibito a ciò, le ossa del defunto venivano deposte in urne di vari materiali (pietra, marmo o terracotta) e posizionate nelle nicchie (o loculi) di forma semicircolare o quadrangolare.
Dal II al III sec. d.C. si verifica il passaggio dalla cremazione all’inumazione e vediamo così nascere sarcofagi per le persone più ricche, e “ tombe a cappuccina”, fatte di tegole e destinate ai più poveri.
Per commemorare il defunto si celebravano cerimonie funebri novendiali (della durata di nove giorni), e il giorno di nascita del defunto (dies natalis), mentre il giorno del funerale il feretro era seguito da una processione e, se il defunto era una persona importante, i parenti ricordavano i suoi antenati più nobili indossando delle maschere di cera che ne raffiguravano le sembianze.
Per una forma di rispetto del dolore dei suoi cari, dopo il decesso il corpo veniva subito lavato, unto, vestito e posto nell’atrio della sua abitazione.



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