La città-fortezza di Mytistraton

di Giovanni Campolmi
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Orecchini necropoli di MimianiC’è solo l’imbarazzo della scelta. Quando si parla di realtà archeologiche che possano interessare non unicamente gli addetti ai lavori, ma un ambito più vasto di possibili fruitori, l’incertezza regna sovrana, alla luce anche di recenti ritrovamenti compiuti in Sicilia.
Si potrebbe focalizzare l’attenzione sul villaggio di capanne di Erbe Bianche e sul suo tesoro di bronzo a Campobello di Mazara; sull’insediamento della Mokarta con la tragica testimonianza della distruzione (lo scavo ha riportato alla luce il corpo di una ragazza uccisa sulla soglia della sua abitazione); ovvero sulla necropoli d’influsso miceneo scoperta in contrada Anguilla Magone a Ribera; o sugli eccezionali crateri di grandi maestri attici recuperati di recente a Licodia Eubea.
In tanta abbandonanza ho scelto un sito, quello di Monte Castellazzo e il museo della vicina Marianopoli, che mi hanno particolarmente colpito.
Luoghi e reperti ci parlano di un mondo che solo da pochi decenni viene studiato ed esplorato a fondo; intendo parlare delle civiltà indigene, del vasto mosaico di genti e di culture della Sicilia interna e in particolare dell’area centro-meridionale.
Monte Castellazzo e le vicine zone di Balate e Mimiani costituiscono un sistema di continuità storica e di relazioni culturali che abbraccia un ampio arco cronologico. Si va dal neolitico ai ritrovamenti paleocristiani della metà del V secolo dopo Cristo nella necropoli di Mimiani. Negli anni Cinquanta rilevamenti aerofotogrammetrici ad opera dei professori Adamesteanu e Orlandini avevano portato ad individuare una cittadella fortificata, a 700 metri sul livello del mare, su un suggestivo sperone di roccia con orientamento sud est/nord ovest, tra due affluenti del fiume Platani: il Salito e il Belice. Il luogo è altamente strategico, domina ampie vallate e controlla quella che oggi viene chiamata “portella Palermo”, cioè il passo che collega i territori nisseni a quelli del palermitano.
Scavi cominciati nel 1977 da Ernesto Demiro e da Graziella Fiorentini hanno riportato parzialmente in luce una cittadella fortificata, dominata da una acropoli. Particolarmente interessante l’opera di fortificazione, le mura a grandi e piccoli blocchi, che cingevano l’abitato da tre lati, mentre il quarto, quello orientale, era naturalmente difeso da un profondo strapiombo.
L’insediamento di monte Castellazzo è stato identificato con il centro ellenizzato di Mytistraton dall’Holm in base al ritrovamento di numerose monete coniate dalla zecca di quel centro fortificato, più volte citato dalle fonti classiche per quanto concerne la prima guerra punica.
Mytistraton oppose una eroica resistenza all’esercito romano che, dopo un lungo assedio, la mise a ferro e fuoco. Le testimonianze di vita del centro terminano proprio nel periodo del conflitto combattuto da punici e romani nell’isola (III sec. a. C.).
Punte di frecce, corti gladii, proiettili da frombole rappresentano ricordi dell’epopea della cittadella e sono conservati nel piccolo ma interessantissimo museo di Marianopoli, insieme con testimonianze della sacralità del territorio, vale a dire stele ad obelisco con iscrizioni greche, parti di un monumento votivo ritrovate all’interno di un recinto sacro, nel temenos di contrada Balate.
I reperti più suggestivi che si possono osservare nelle vetrine del museo sono, a mio avviso, le ceramiche indigene del VII/VI secolo a.C. Le necropoli di Vallescura hanno restituito corredi di eccezionale fattura sia a decorazione geometrica che zoomorfa, vale a dire figure animali (per lo più volatili).
Fantasia, estro, gusto, alta capacità di realizzare su modelli di influenza greca caratteri decorativi della propria cultura denotano la ricchezza e l’orgoglio di appartenenza delle popolazioni indigene della profonda Sicilia.
Merito del comune di Marianopoli e della soprintendenza di Caltanissetta aver saputo conservare queste memorie di un passato tanto significativo in un luogo adeguato. Nostra vergogna (giornalisti, azienda del turismo, regione e l’elenco è ampiamente aperto) non aver saputo valorizzare tutti questi tesori che appartengono alla nostra storia, non averli saputi inserire in un circuito che parli di Greci in Sicilia ma anche delle civiltà che li hanno preceduti.




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