Stadio Roma, ex consiglieri Pd: no a “soccorso” governo su opere

"Con progetto Raggi è lo Stato a pagare opere, non privati"

NOV 27, 2017 -

Roma, 27 nov. (askanews) – Non va giù a parte del Pd capitolino il ‘soccorso rosso’ del Governo Gentiloni al progetto dello Stadio della Roma licenziato dalla Giunta Raggi e attualmente al centro di una nuova conferenza dei servizi in Regione Lazio. Era partito due giorni fa con un tweet del presidente della commissione capitolina trasparenza Marco Palumbo che, rivolgendosi direttamente al ministro dello Sport Luca Lotti, affermava che “per #StadiodellaRoma le opere a favore dei privati se le devono pagare loro! I soldi pubblici non possono essere per gli impianti privati!”. Oggi, con una lettera firmata da un gruppo di ex consiglieri comunali Pd di Roma, cresce il dissenso all’interno del Partito Democratico contro la scelta del Governo Gentiloni di coprire con fondi pubblici nazionali i collegamenti sul Tevere connessi alla realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. A partire dal Ponte Traiano, ‘sforbiciato’ dalla Giunta Raggi dalle opere a carico del Comune. Se dalla sua pagina Fb proprio oggi l’ex candidato sindaco del Pd Roberto Giachetti ringrazia il ministro Lotti e il collega Del Rio per i fondi concessi, un gruppo di ex consiglieri comunali Pd, tra i quali il capogruppo Fabrizio Panecaldo, poi Cecilia Fannunza, Dario Nanni, Giovanni Paris, Maurizio Policastro, Antonio Stampete, e l’ex presidente della commissione capitolina Affari sociali Erica Battaglia, bocciano la scelta del Governo. In una lettera che l’Askanews ha potuto visionare, i consiglieri rivendicando per la scorsa consiliatura di aver detto sì allo stadio perché “le parole “interesse pubblico” avevano rappresentato il grimaldello per scardinare le resistenze di chi anche tra noi (legittimamente) nutriva perplessità sull’utilità per Roma di un’opera del genere”. Lo stadio, infatti, avrebbe consentito “opere di fondamentale importanza in un quadrante che da troppo tempo soffriva l’insufficienza di servizi e di collegamenti su ferro e su strada, il tutto a carico completo dei proponenti privati. Potenziamento della ferrovia Roma-Lido, raddoppio della via del mare, realizzazione di un nuovo ponte ciclopedonale sul Tevere e di uno carrabile (Traiano), oltre ad un parco fluviale di 46 ettari, sarebbe stato il prezzo che i privati avrebbero dovuto sostenere per realizzare il loro intervento”. Oggi, invece, obiettano i consiglieri “assistiamo alla probabile chiusura della partita dove, da un lato si dichiara di aver dimezzato le cubature private previste, dall’altro gran parte delle opere infrastrutturali previste o scompaiono (ponte ciclopedonale, raddoppio della via del mare) oppure risultano a carico delle amministrazioni pubbliche (ponte di Traiano, ponte dei Congressi). Ma il contributo pubblico previsto dal Governo Gentiloni, sottolineano i consiglieri “contraddice clamorosamente la legge 147/2013 che persegue l’equilibrio economico all’interno dell’opera stessa e prescrive che tale equilibrio debba essere assicurato dal proponente in base alle caratteristiche previste nello studio di fattibilità e verificate dal piano economico e finanziario dell’opera”. Qualsiasi contributo economico pubblico diretto, secondo i consiglieri “contraddice il presupposto normativo e configura un contesto decisionale, nonché di responsabilità dei soggetti procedenti, del tutto diverso da quello seguito dal progetto precedente. Ci troviamo allora di fronte ad un esito paradossale del processo decisionale sul nuovo stadio che, a quanto si legge, si sta concludendo con l’esborso di un consistente contributo economico pubblico a favore di un intervento privato la cui proposta era possibile in virtù di una legge dello stato formulata per scongiurare oneri diretti a carico del bilancio pubblico”. Contributo economico che, criticano ancora gli ex consiglieri Pd “si aggiunge a quello urbanistico concesso dal Comune che ha autorizzato un incremento di cubatura di circa il 100% rispetto a quanto previsto dal Piano Regolatore vigente (210 mila mq di superfice utile invece di 112 mila mq)”. L’esperienza dell’amministrazione Marino, considerano i consiglieri “è terminata come sappiamo. Quella classe dirigente è stata spazzata via dal clamore di fatti che poco o niente avevano a che fare con l’operato di tanti consiglieri – considerano amaramente gli ex eletti – che con passione e dedizione cercavano, fra tanti limiti e contraddizioni, di fare le scelte migliori per la loro città e per i romani. La vicenda dello stadio a Tor di Valle allora, oltre a sollevare importanti dubbi sull’esito e la correttezza dell’intera operazione – concludono – consentono oggi di rileggere forse con maggiore obiettività un periodo recente che in molti hanno voluto troppo frettolosamente accantonare”.