Nuova intesa Italia-Vaticano: meno cappellani, più autonomi

Più chiare le ragioni eminentemente pastorali della loro presenza

FEB 24, 2018 -

Città del Vaticano, 24 feb. (askanews) – Garanzia più piena della libertà religiosa per gli appartenenti alle Forze armate italiane e recupero delle funzioni più propriamente spirituali e pastorali del cappellano militare: questi i principi cui si è ispirata la commissione paritetica Santa Sede – Italia nella elaborazione del testo di una specifica Intesa, attuativa dell’articolo 11 dell’Accordo di revisione del Concordato del 1984. Intesa che è stata formalizzata dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e dal presidente del Consiglio, onorevole Paolo Gentiloni, nel corso del consueto incontro annuale in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi.

“In sostanza”, spiega sull’Osservatore Romano Giuseppe Dalla Torre, “il cappellano militare viene ad avere uno stato giuridico che, quanto ai gradi militari, ne comporta solo l’assimilazione. Tale nuova configurazione dello stato giuridico, basata sull’assimilazione e non sull’integrazione nella gerarchia militare, comporta una serie di conseguenze, tra cui: nell’apparato militare non ha poteri di comando o di direzione, né di amministrazione; non porta armi né, di regola, indossa la divisa militare, essendo tenuto a vestire l’abito ecclesiastico proprio; di norma è sottratto al Codice di disciplina militare e sottoposto a un Regolamento disciplinare proprio, prevedente obblighi peculiari e sanzioni specifiche, compatibili con la natura delle funzioni da lui svolte. In sintesi, questo regime consente al cappellano di muoversi liberamente all’interno di una struttura fortemente gerarchizzata, rendendo un servizio pienamente fruibile. In compenso sono meglio precisate le sue attribuzioni, sia per quanto attiene a coloro che “intendono fruire del loro ministero, nel pieno rispetto della libertà religiosa e di coscienza”, e cioè i militari e il personale impiegato nelle strutture militari, con i loro familiari; sia per quanto attiene ai profili oggettivi della sua funzione, vale a dire le celebrazioni liturgiche, la catechesi, specie quella in preparazione ai sacramenti, la formazione cristiana, nonché l’organizzazione di ogni attività pastorale. Si tratta di precisazioni di notevole valenza garantistica, nella misura in cui sono dirette a evitare abusi che possono incidere sulla effettiva fruizione della libertà religiosa, sia negativamente che positivamente intesa”.

“Nel complesso la riforma è destinata ad alleggerire sensibilmente l’impegno finanziario dello Stato italiano, in ragione della riduzione dell’organico dei cappellani, dei gradi cui essi sono assimilati, della soppressione di tutta una serie di indennità e della cancellazione del lavoro straordinario”.

“Dunque un accordo, quello appena sottoscritto, più chiaro, snello, essenziale, che mette in luce le ragioni eminentemente pastorali di una presenza e che richiama alla mente l’esempio dato da eccezionali figure di cappellani militari, quali Angelo Giuseppe Roncalli, Giulio Facibeni, Carlo Gnocchi o Secondo Pollo, che nel primo e nel secondo conflitto mondiale si spesero per portare conforto religioso e umano fra i militari”.