“Il ‘Mondo di mezzo’ usava il metodo mafioso ma Roma non è Palermo” (Pignatone)

Parla il procuratore della Repubblica di Roma

SET 12, 2018 -

Roma, 12 set. (askanews) – “Noi abbiamo sempre detto che, pur essendo il ‘Mondo di mezzo’ un gruppo che utilizzava il metodo mafioso, questo come gli altri gruppi inquisiti o condannati per associazione mafiosa, dai Fasciani agli Spada, ai Casamonica, non sono paragonabili a Cosa nostra, alla ‘ndrangheta o alla camorra. E Roma non è Palermo, né Reggio Calabria né Napoli. L’abbiamo sempre sostenuto, anche nel parere contrario allo scioglimento del Comune per mafia”. Lo dice al Corriere della Sera, Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma.

“Ritenevamo quella ‘piccola mafia’ debellata con gli arresti, e forse da questo dipendono le pene più basse inflitte dalla corte d’appello”, aggiunge Pignatone sottolineando che Carminati e Buzzi puntavano “non” al “controllo del territorio, ma al “controllo di un ambiente sociale, di alcuni settori dell’imprenditoria o della pubblica amministrazione, in questo caso alcuni Dipartimenti del Comune di Roma; che si è verificato non solo attraverso la corruzione praticata da Buzzi, ma con la “riserva di violenza” garantita da un personaggio dello spessore criminale di Carminati e dall’aggregazione di soggetti particolari. Questo l’aveva stabilito la Cassazione quando confermò gli arresti del dicembre 2014. La nostra elaborazione avanzata dell’associazione mafiosa era già basata su alcune pronunce della Corte suprema, che poi l’ha ribadita in altre sentenze. La corte d’appello ne ha preso atto e ha individuato un condizionamento di tipo mafioso”.

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