Così Papa Francesco va all’attacco per combattere la pedofilia

Da giovedì a domenica tutti i presidenti degli episcopati per il vertice Roma

FEB 18, 2019 -

Città del Vaticano, 18 feb. (askanews) – Papa Francesco ha deciso di affrontare di petto, passando all’attacco, un fenomeno che ancora oggi suscita in alcuni ambienti della Chiesa tentativi di negazione se non di omertà: la pedofilia (e annessi abusi sessuali).

Dopo il primo insorgere mondiale della crisi degli abusi, dapprima a Boston nel 2001/2002 grazie al team “Spotlight” del Boston Globe, proprio oggi evocato in sala stampa vaticana da mons. Charles Sclicuna, e poi nel resto degli Stati Uniti, all’epoca di Giovanni Paolo II; dopo la seconda esplosione dello scandalo nel 2009/2010, in Irlanda, Germania, e poi Belgio, Olanda, Francia, paesi scandinavi, sotto Benedetto XVI; è arrivata anche per Francesco, l’anno scorso, in Cile, poi in Pennsylvania e nel resto degli Stati Uniti nonché in altri paesi l’ondata di polemiche e indignazione per tale problema, che questa settimana, da giovedì a domenica, avrà il suo culmine in un vertice convocato dal Papa in Vaticano con i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo.

“Non smetteremo mai di sperare che sia la volta giusta: se non è la volta giusta, bisogna riporvare, non bisogna mollare, sulla protezione dell’innocenza dei nostri giovani”, ha spiegato oggi in conferenza stampa mons. Scicluna, da sempre tra le personalità più avvertite in Vaticano sul dramma degli abusi, che ha contrastato dapprima come “pm” nel pontificato di Joseph Ratzinger e ora come inviato speciale di Jorge Mario Bergoglio nonché presidente della corte d’appello in materia di abusi. “Io non mollerò mai, cercherò di tentare come la famosa insetto almeno inglese si insegnava di un re incarcerato e guardando un ragno che tentava di tessere la sua ragnatela a volte riusciva a volte no, ma non mollava. Io voglio fare così: non mollare”.

Convocando un vertice straordinario in Vaticano, dal 21 al 24 febbraio, con i responsabili dell’episcopato mondiale, Jorge Mario Bergoglio ha indicato che il tema è tornato ad essere un’emergenza sul quale evidentemente si misura la credibilità della Chiesa nonché della sua leadership; ed ha voluto corresponsabilizzare gli episcopati locali, nonché la Chiesa tutta, perché, come ha avuto a dire mons. Scicluna, “per educare un bambino ci vuole un villaggio intero”, e così per rovinarlo.

All’incontro partecipano 190 persone. Il Papa sarà sempre presente. 114 i presidenti di altrettante conferenze episcopali nazionali, e inoltre i patriarchi delle Chiese cattoliche orientali, i capi dei dicasteri vaticani interessati dal tema, i membri dell’organizzazione, i cardiali consiglieri del Papa che già non siano presenti in quanto presidenti di episcopati nazionali, e infine i religiosi: 12 sueriori maschi e 10 superiori donne.

Tre i temi che ognuno dei tre giorni svilupperà: responsabilità, accountability (ossia rendere conto della propria responsabilità), e trasparenza.

Il vertice si aprirà giovedì 21 mattina nella Sala Regia del Palazzo apostolico con una preghiera e un primo intervento del Papa, di carattere pratico. Giovedì, venerdì e sabato avranno grosso modo lo stesso scherma: due interventi mattutini, con un quarto d’ora per domande e risposte, un intervento pomeridiano, e poi lavori di approfondimento in 11 gruppi linguistici (inglese, francese, spagnolo, italiano). Tre donne saranno tra le nove persone che intervengono in plenaria: Linda Ghisoni, sottosegretario del dicastero vaticano per Laici, Vita e famiglia, la suora nigeriana Veronica Openibo, superiora della Society of the Holy Child Jesus, e la vaticanista messicana Valentina Alazraki. Oltre alle loro – Ghisoni parlerà della “communio”, Openibo di “essere disponibili a essere inviati nel mondo” e Alazraki di trasparenza nella comunicazione – intervengono il cardinale Luis Antonio Tagle (sulla responsabilità dei pastori), mons. Charles Scicluna (sulla “Chiesa ospedale da campo”), il cardinale colombiano Ruben Salazar Gomez (sul momento di crisi che attraversa la Chiesa), il cardinale indiano Oswald Gracias (sulla collegialità), il cardinale Blaise Cupich (sulla sinodalità), il cardinale tedesco Rainhard Marx (sulla “comunità credente trasparente”). Il vertice si concluderà sabato sera con una liturgia penitenziale, che avrà luogo nella stessa Sala Regia del Palazzo apostolico dove si tengono gli inontri, e che sarà presieduta da un vescovo africano, e domenica con una messa, celebrata dall’arcivescovo austaliano Mark Coleridge. Il Papa prenderà la parola domenica dopo la messa per le sue conclusioni.

Prima del vertice il comitato organizzatore incontrerà una delegazione di vittime di preti pedofili. I presidenti delle conferenze episcopali sono stati pressati dal Vaticano ad incontrare, ognuno nel suo paese prima del viaggio a Roma, gruppi di vittime.

Il Vaticano aggiornerà ogni giorno un briefing alle 13.30 nell’istituto Augustinianum, a pochi metre dalla sala stampa di via della Conciliazione per l’alto numero di richieste di accredito. I discorsi verranno trasmessi in streaming. Il Vaticano ha aperto un sito specifico per il vertice all’indirizzo web pbc.2019.org. L’hastag dell’evento #PBC2019.

A presentare oggi il vertice, in sala stampa vaticana, sono stati, intrdototti dal direttore “ad interim” Alessandro Gisotti, mons. Scicluna, padre Hans Zollner, direttore del Centro per la protezione dei minori della Pontificia università Gregoriana, il cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago, e padre Federico Lombardi, moderatore dell’incontro. Che presentando già nei giorni scorsi l’evento aveva sottolineato come quello degli abusi sessuali sui minori è un “test” per la capacità della Chiesa di “dare risposte” e, più in generale, della sua “credibilità”, precisando che “ci sono passi da fare” sul tema dei pastori negligenti ed esprimendo la speranza che “incontrandosi insieme i vescovi si sentano incoraggiati” ad affrontare e prevenire questo problema “senza paura”. Dopo il vertice di fine febbraio, il comitato organizzatore rimarrà a Roma alcuni giorni per elaborare il “follow-up” delle decisioni prese.

Ska/Mau