Asia, Jupiter: probabile buona crescita, salvo scoppi guerra dazi

Grazie a resilienza manifatturiero, consumi, investimenti, stimoli

APR 5, 2018 -

Roma, 5 apr. (askanews) – Le economie emergenti dell’Asia hanno buone possibilità di proseguire sulla dinamica di crescita positiva, tuttavia questo scenario sul lungo periodo potrà essere consolidato “solo se non verrà compromessa dalla guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, dall’aumento del debito nel settore privato e dal crescente protezionismo a livello internazionale”. Lo afferma Alejandro Arevalo, gestore del team Fixed Income di Jupiter con una nota di analisi sul quadro del 2018.

I fattori che continueranno ad alimentare la crescita delle economie emergenti asiatiche saranno la resilienza della produzione manifatturiera, si legge, l’aumento dei consumi interni, gli investimenti in infrastrutture e le politiche monetarie accomodanti. Le attese sono complessivamente buone sulla regione e in particolare su Cina, India e Indonesia.

Alcune istituzioni come l’Fmi e l’Ocse hanno rivisto al rialzo le loro previsioni sull’Asia e ora concordano sul fatto che la regione crescerà a un ritmo costante dal 6,3 al 6,5% annuo tra il 2018 e il 2022. “A nostro avviso, vi sono diversi motivi per ritenere che la regione rimarrà forte e resiliente. In primo luogo, si è registrato un notevole aumento della produzione manifatturiera, accompagnato da una maggiore domanda interna ed esterna; in secondo luogo, l’Asia sudorientale beneficia di una notevole spesa privata interna e dello sviluppo delle infrastrutture; infine, l’India dovrebbe registrare una ripresa della crescita economica. Inoltre – prosegue Arevalo – le politiche monetarie accomodanti delle banche centrali di molti Paesi della regione persistono, ancorate all’inflazione favorevole, anche se dati recenti indicano che l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sta cominciando a farsi sentire”.

I maggiori rischi sono l’aumento del debito del settore privato, un clima globale di innalzamento delle barriere commerciali anziché della loro eliminazione, lo stallo dei negoziati commerciali intra-regionali e la tendenza all’aumento dei tassi d’interesse in alcune delle economie più avanzate del mondo. Anche l’aumento del prezzo del petrolio è motivo di preoccupazione.

La Cina è uno dei tre Paesi privilegiati sui portafogli. “Ci aspettiamo una moderata e gestibile decelerazione della crescita economica complessiva rispetto alle aspettative: il rallentamento del credito e della proprietà non sarà così drammatico come previsto inizialmente”. Il rischio reale, tuttavia, “risiede nella possibilità di una vera e propria guerra commerciale” con gli Usa. Per quanto riguarda l’India, con ogni probabilità i consumi rimarranno il motore della ripresa. Infine siamo fiduciosi rispetto al fatto che l’Indonesia riesca a raggiungere l’obiettivo di crescita del 5,4% nel 2018, rileva l’economista, in virtù dei consumi interni, dell’aumento del credito e della ripresa dei prezzi delle materie prime.

“In generale, continuiamo a credere che la crescita nei Paesi asiatici emergenti rimanga solida e, a meno che le tariffe commerciali statunitensi non portino ad importanti azioni di ritorsione da parte di altri Stati, in particolare la Cina – conclude l’analisi – non vediamo alcun rischio di peggioramento delle previsioni economiche, date le condizioni generalmente sane dell’attività interna e la crescente intensità del commercio regionale”.