Roma, 16 feb. (askanews) – Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze e dell’economia, uno dei maggiori esperti fiscali italiani boccia senza appello la flat tax per la sua caratteristica di abbandonare il principio della progressività , con la conseguenza di penalizzare “drammaticamente” le classi medie e di “avvantaggiare moltissimo” i ricchi.
“La proposta fondamentale della destra in questa campagna elettorale – spiega Visco in un intervento, appena pubblicato, su Inpiù – è rappresentata dalla flat- tax, l’imposta ad aliquota unica (proporzionale) per tutti i redditi e con la progressività affidata alle detrazioni con l’obiettivo di tutelare i redditi più bassi, e perciò la cosiddetta no tax area viene elevata in modo che non si possa dire che la proposta danneggia i poveri. E in effetti è vero: la proposta non danneggia i poveri cioè quelli che hanno redditi al livello di sussistenza. In compenso – sottolinea l’economista – la proposta avvantaggia moltissimo i ricchi, e penalizza drammaticamente le classi medie e cioè i contribuenti collocati nei decili centrali della distribuzione del reddito, vale a dire tra i 15 mila e i 50 mila euro”. Infatti “a parità di gettito, infatti, una flat tax rispetto ad una tradizionale imposta a scaglioni detassa i ricchi e aumenta nella stessa misura l’incidenza sulle classi medie, già penalizzate dalla polarizzazione della distribuzione del reddito, dalla disoccupazione e dai tagli al welfare. L’importanza delle classi medie per una società ben funzionante e coesa era ben nota già ad Aristotile (Politica, libro IV, cap. I), ma viene evidentemente trascurata nel dibattito politico odierno”.
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Secondo Vincenzo Visco “la proposta di flat tax pone inoltre il problema più generale della progressività delle imposte: se la progressività è assicurata solo dalle detrazioni, essa è apparente e rappresenta un intervento di natura sostanzialmente assistenziale, mentre l`aliquota di imposta è eguale per tutti, ricchi, poveri e classi medie. Ci si può chiedere se ciò sia giusto, e questa domanda è stata da tempo immemorabile al centro della riflessione di filosofi, pensatori sociali, religiosi e uomini politici. Già nell`Antico Testamento si trovano affermazioni a favore della progressività delle imposte; essa era praticata ad Atene già ai tempi di Solone, e in Europa, ma anche in Asia, nel Medioevo e successivamente”.
“Adamo Smith, che era un filosofo morale – ricorda l’ex ministro – poco favorevole agli interventi pubblici in economia, tuttavia scriveva: “Non è irragionevole che un ricco dovrebbe contribuire in misura alquanto superiore alla semplice proporzionalità rispetto al reddito”. In sostanza la proposta oggi in discussione esprime un drammatico crollo di consapevolezza e tenuta etica nella nostra società : i ricchi non vogliono contribuire al finanziamento del welfare dei poveri, mentre le classi medie non solo hanno perso status e ruolo, ma anche la consapevolezza della loro identità e funzione”.
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