Cottarelli: spread non sale con governo M5S-Lega ma con shock sì

Per fare il premier "non mi hanno chiamato". E serve un politico

APR 21, 2018 -

Roma, 21 apr. (askanews) – Un eventuale governo M5S-Lega “credo che al momento non causerebbe un aumento dello spread, perché i mercati sono narcotizzati dalla Bce e poi perché c’è crescita”. Lo ha affermato l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica di Milano durante L’Intervisa di Maria Latella su SkyTg24. Piuttosto “noi dobbiamo avere paura di uno shock che venga dall’esterno e che metta l’Italia in recessione, quello sì che farebbe ripartire lo spread”, specialmente se in quella situazione ci fosse un governo che non mantenesse la disciplina di bilancio”.

“Uno shock esterno non si può dire quando ci sarà, già il primo trimestre non è andata molto bene. Il prezzo del petrolio sta aumentando. Non so quando ci sarà una prossima recessione – ha detto Cottarelli – ma dobbiamo essere pronti”.

Quanto alle ipotesi di stampa che lo indicano come ministro di un eventuale governo tecnico, se non addirittura presidente del Consiglio “non mi ha chiamato nessuno. Mi sembrerebbe molto strano – ha detto -. Penso sia giusto che il presidente del Consiglio sia un politico”.

“Vediamo se si mettono d’accordo, se non si mettessero d’accordo mi sembrerebbe giusto andare a nuove elezioni. Ci vuole la politica e non i tecnici a questo punto”, ha proseguito. Il punto è che l’Italia non si trova in una situazione di grave crisi che giustifichi un governo tecnico come quello di Monti, si trova piuttosto in una fase in cui deve effettuare riforme.

“Se la politica non si mettesse d’accordo si dovrebbe tornare alle elezioni”. L’unica ipotesi su cui è possibilista è se per questo servisse “un governo balneare” di 3 mesi per andare alle elezioni ma sarebbe comunque un governo che “non farebbe niente di sostanziale”.

“Fare il ministro in un governo italiano è sempre un onore ovviamente”, ha proseguito Cottarelli. Ma sulla concreta ipotesi di andare a farlo “dipende da che cosa andrei a fare. Non sono certo la persona giusta se l’obiettivo è aumentare il deficit”.

E ad esempio sull’ipotesi di “abolire la Legge Fornero”, “il mio non è un no o un sì pregiudiziale alla Legge Fornero, ma se si abolisse bisognerebbe trovare i finanziamenti per coprirla. Rimpiazzare la Legge Fornero vuol dire trovare circa 15 miliardi di euro l’anno”. E se si pensasse di abolirla senza trovare le risorse necessarie “il mio sarebbe sicuramente un no”, ha detto l’economista.