Polemiche sulla nuova ambasciatrice Usa in Vaticano (scelta da Trump)

Callista Gingrich, terza moglie di Newt Gingrich

OTT 17, 2017 -

Roma, 17 ott. (askanews) – Donald Trump ha scelto la prossima ambasciatrice Usa presso la Santa Sede non certo guardando al suo curriculum diplomatico. Callista Gingrich, infatti, ha nel suo palmarès il fatto di essere la terza moglie di Newt Gingrich, il promotore della rivoluzione repubblicana negli anni ’90 e soprattutto il grande sostenitrice dello stesso Trump.

Il Senato Usa ha confermato con 70 voti contro 23 contrari la nomina, che era stata annunciata cinque mesi fa dal presidente Usa. I no sono stati particolarmente numerosi per una nomina di questo tipo: di solito non accade e solo il controverso David Friedman, nominato in Israele, ne ha avuti di più quest’anno.

“E’ una nomina stranissima”, ha detto Michael Sean Winters del National Catholic Reporter. “E’ difficile immaginare – ha continuato – cosa ci sia nel CV di Callista Gingrich che dimostri che potrà essere una buona ambasciatrice”.

Negli Usa un terzo circa delle nomine nelle ambasciate è normalmente riservato a nomine “politiche”, spesso a donatori della campagna. E’ il caso di Parigi. Ma in Vaticano Callista Gingrich succederà a un ex presidente della grande Ong umanitaria cattolica Catholic Relief Services, che a sua volta era venuto dopo un professore di teologia. Gingrich ha prodotto sei libri di storia politica per bambini che avevano come personaggio principale l’elefante Ellis e presiede una società di produzione, Gingrich Productions, co-diretta dal marito. Forse la liaison è quest: questa società ha prodotto documentari su Giovanni Paolo II.

Nelle audizioni di conferma il senatore repubblicano Johnny Isakson ha sottolineato come “Callista” sia “assai talentuosa”. E ha continuato: “Uno delle sue grandi opere di persuasione non è stato convincere Newt a sposarla, ma a convertirlo al cattolicesimo, che le sarà assai utile presso la Santa Sede”.

Queste risposte non hanno tuttavia soddisfatto i critici, che vedono nella nomina il pagamento del sostegno accordato dai Gingrich a Trump nella campagna del 2016.

Mos/Int9