Libano, Hariri torna a Beirut: l’ora della verità sulle sue dimissioni

Media: Francia e Egitto mediano perchè rimanga a suo posto

NOV 21, 2017 -

Roma, 21 nov. (askanews) – Sono passati 17 giorni dalle dimissioni shock del premier libanese Saad Hariri annunciate dalla capitale saudita Riad. Un annuncio che ha reso incerte le sorti del primo ministro e dello stesso Libano: per molti, Hariri avrebbe infatti lasciato il suo incarico di capo del governo perchè “costretto” dalla monarchia saudita in funzione anti-Hezbollah, la milizia sciita libanese che appoggia il governo di Hariri ma che è anche e soprattutto stretto alleato di Teheran, il principale rivale regionale di Riad. Domani potrebbe essere dunque il giorno della verità, visto che il premier è atteso a Beirut per partecipare alla Giornata nazionale libanese e per parlare con il presidente Michel Aoun, che ha messo in chiaro che non accetterà le sue dimissioni finchè il premier non torna in patria.

Subito dopo l’annuncio delle dimissioni, Il governo libanese aveva accusato l’Arabia saudita di “tenere sotto sequestro” Hariri, che è anche cittadino saudita, e la sua famiglia. Ma grazie ad una forte mediazione francese, sabato scorso ad Hariri è stato permesso di raggiungere la Francia, il terzo Paese di cui il premier libanese è cittadino.

Hariri è atteso stasera al Cairo dove incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, alleato dell’Arabia Saudita, la cui presa di posizione può influire fortemente sull’esito dell’intricata vicenda.

Nel frattempo media libanesi e internazionali prospettano scenari per quel che potrebbe accadere al rientro di Hariri. Secondo molti media, l’ambizioso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman vorrebbe spingere Hariri a sostenere la candidatura di suo fratello maggiore, Bahaa, a nuovo capo del governo.

Bahaa ha posizioni più critiche nei confronti di Hezbollah, quindi dell’Iran. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz diversi familiari di Hariri ed esponenti del suo partito “Futuro” sarebbero stati convocati nei giorni scorsi a Riad per giurare fedeltà a Bahaa Hariri. Lo stesso giornale aggiunge che i due fratelli “non sembrano avere un grande amore l’uno per l’altro”, spiegando che “Bahaa non ha dimenticato l’umiliazione che ha sofferto quando suo padre scelse come suo successore il fratello minore, invece che lui”. Il padre, Rafiq Hariri, era primo ministro quando fu ucciso in un attentato a Beirut a febbraio 2005.

Il quotidiano libanese “al Akhbar” vicino alla milizia Hezbollah propone invece uno altro scenario: la possibilità di un ritiro delle dimissioni di Hariri. Secondo fonti diplomatiche, “la Francia assieme all’Egitto sta cercando una mediazione con l’Arabia Saudita per lasciare Hariri al suo posto”. Le stesse fonti parlano di “fitte consultazioni tenute ieri sera nella capitale cipriota tra responsabili francesi e egiziani a seguito del presidente al Sisi” a Nicosia. Ad Hezbollah non sarebbe “sgradita” l’ipotesi di ritiro delle dimissioni e di un nuovo esecutivo guidato sempre da Hariri.

Impossibile prevedere l’esito della vicenda. Ma i timori di un nuovo conflitto in Medio Oriente sembrano rientrare. E questo dopo le dichiarazioni rilasciate ieri sera in tv dal capo della diplomazia di Riad, Adel al Jubeir nella quale ha escluso che la crisi con l’Iran possa sfociare in un confronto militare.