Sì a spose bimbe: un disegno di legge riporta l’Iraq indietro di 60 anni

Indignati: "Licenza per violentare bambini"

NOV 23, 2017 -

Baghdad, 23 nov. (askanews) – Un disegno di legge del parlamento iracheno propone di abbattere l’età minima del matrimonio e de facto permette di dare in sposa persino una bimba di 9 anni. Una proposta, se approvata, che riporterebbe il Paese al Medioevo, come sostengono attivisti iracheni indignati, denunciando una “licenza per violentare bambini”.

Lo scorso 31 ottobre, deputati sciiti conservatori hanno proposto un emendamento a una legge del 1959 che stabilisce l’età minima per il matrimonio a 18 anni. Questa legge, approvata poco dopo la caduta della monarchia, trasferì il diritto di decidere sulle questioni familiari dalle autorità religiose allo Stato e alla Magistratura. Ma ora il nuovo disegno di legge autorizza il matrimonio di qualsiasi ragazza previo consenso dei leader religiosi della comunità sciita o sunnita a cui appartengano i suoi genitori.

Una legge che rende “l’opinione degli Ulema (“Saggi”) sciiti e sunniti obbligatori per i giudici”, ha affermato Faiq al-Sheikh, un deputato liberale indipendente membro della commissione giuridica del parlamento.

Storicamente, ha ricordato, l’Islam ha permesso il matrimonio di ragazze già all’età di nove anni: gli anni che aveva Aisha, quando venne presa in sposa dal profeta Maometto.

L’INDIGNAZIONE

I social media sono stati inondati di critiche nei confronti del disegno di legge parlamentare, con commenti che vanno dall’indignazione totale all’umorismo nero, mentre la rabbia che si diffonde anche nelle strade.

“È una legge degna dello Stato islamico (dei jihadisti tagliagola del Califfo Abu Bakr al Baghdadi) che fornisce copertura legale allo stupro di bambini”, ha detto a France Presse Hadi Abbas, un pensionato dell’esercito nella città meridionale di Kut.

Per Ali Lefta, un’insegnante di 40 anni nella città portuale di Bassora, si tratta di “omicidio dell’innocenza dei bambini”. La proposta non è altro che “l’ultima di una serie di stupide leggi basate su modi tribali e confessionali di pensare”.

FAVOREVOLI: DECIDE IL “TUTORE”

In difesa del disegno di legge sponsorizzato dal suo partito sciita conservatore, Ammar Toama, che dirige il gruppo parlamentare sciita “Fadilah” (“Virtù”), ha detto che la proposta di legge “non fa menzione dell’età e stabilisce solo che lei (la sposa) deve avere raggiunto l’età fertile, deve essere capace di decidere e avere l’accordo del suo tutore e di un giudice”. Per “tutore” il deputato intende colui che esercita la “Patria potestà” sulla donna, che la Shariya islamica assegna in ordine di priorità al padre, poi al fratello maggiore, allo zio delle donna: praticamente una donna per tutta la sua vita è soggetta al volere di un maschio della famiglia o del clan.

DISTINGUO TRA SCIITI E SUNNITI

La Costituzione irachena stabilisce che i cittadini devono dichiarare la loro affiliazione religiosa su determinate questioni. I termini di matrimonio ed eredittà per gli sciiti differiscono da quelli per i sunniti. E per il deputato Toama lo scopo della proposta è quello di portare la legge “in linea con la confessione” dei musulmani praticanti. Ma le missioni diplomatiche straniere a Baghdad ed anche le Nazioni Unite, allarmate, mettono in guardia da una “discriminazione istituzionalizzata contro donne e ragazze”.

“RITORBNO AL MEDIOEVO”

Sono molti gli iracheni – come Safia Mohssen, madre di tre ragazze – che ironizzano sulle priorità dei parlamentari. “Abbiamo guerra, crisi, disoccupazione, eppure il nostro parlamento è impegnato con leggi che violano i diritti dei bambini!”, ha detto, aggiungendo che “gli islamisti vogliono riportarci al Medioevo”.

Majeda al-Tamimi, una deputata, si è detta fiduciosa che molti dei suoi colleghi in parlamento si opporranno al disegno di legge. Ma che passi o no, per donne come Umm Mohammed, presa in sposa all’età di 14 anni, nella provincia al Thiqar nel profondo sud sciita, i parlamentari considerano il matrimonio “un affare di famiglia”.

(Anche fonte afp)